Un lotto di cozze italiane è risultato essere contaminato dal vibrione del colera e per questo sottoposto a richiamo dal Ministero della Salute. L’allarme è stato pubblicato in data odierna sul sito del Ministero con l’indicazione del lotto sul quale è stato riscontrato il problema e dell’azienda che ha commercializzato il prodotto, accompagnando l’allerta con la dicitura “Prodotto non conforme – Non consumare”.
Il lotto di cozze italiane contaminato dal vibrione e del colera
Un lotto di cozze a marchio Nieddittas, commercializzate dalla cooperativa CPA di Arborea, in provincia di Oristano, è stato ritirato dal mercato a causa della riscontrata presenza del vibrione del colera.
L’elemento che ha determinato l’allerta è stato l’isolamento, durante i consueti controlli, del batterio del Vibrio Cholerae, già oggetto di una segnalazione, lo scorso 12 dicembre 2018, da parte dal sistema di allerta europeo RASFF.
L’allarme, comparso sul sito del Ministero della Salute, si riferisce alle confezioni dei mitili in rete da un chilogrammo, raccolte in data 11 novembre 2018 e contrassegnate dal lotto numero NS-183778-17 che potrebbe essere stato commercializzato non solo attraverso i canali della grande distribuzione, le pescherie e i mercati, ma potrebbe interessare anche canali fuori dai circuiti legali. Questa eventualità potrebbe mettere a serio rischio la salute dei consumatori, soprattutto con l’avvicinarsi delle festività natalizie durante le quali, tradizionalmente, si registra un’impennata nel consumo di cozze e frutti di mare in generale.
Il ritiro dei lotti contaminati è accompagnato dall’invito a non consumare i mitili in questione in quanto non conformi alle norme di legge. I consumatori che avessero in caso confezioni di cozze, devono controllarne marca e lotto e, nel caso in cui corrispondano a quello interessato dalla contaminazione, restituirle al punto vendita dove le hanno acquistate dove saranno sostituite oppure rimborsate.
Rischi ed effetti del vibrione del colera
Il vibrione del colera, conosciuto con il nome scientifico di Vibrio Cholerae, se ingerito può dare origine al colera, come accaduto nella devastante epidemia del 1973 a Napoli. La contaminazione si manifesta, dopo un’incubazione che può durare dalle 24 alle 48 ore, con forti dolori addominali e diarrea che possono portare anche alla morte.
Il batterio che contamina i mitili può essere neutralizzato con un efficace abbattimento o con la cottura. Ad ogni modo, per evitare ogni rischio, è consigliabile non consumare le cozze crude.
DIRITTO DI REPLICA, IN DATA 20.12.2018 - Su richiesta di risposta da parte della Cooperativa Pescatori di Arborea, pubblichiamo qui di seguito il comunicato stampa di Niedditas.
"In riferimento alle notizie apparse nelle ultime ore su diversi organi di informazione, relative alla possibile presenza di un vibrione potenzialmente patogeno in un lotto di cozze Nieddittas, l’azienda precisa quanto segue.
Il vibrione potenzialmente patogeno sarebbe stato individuato in un campione del prodotto prelevato oltre un mese fa dalla ASL Toscana presso un esercizio commerciale a Massa.
Ci conforta sapere che nessuna conseguenza dannosa risulta si sia verificata nella zona nei soggetti che hanno consumato il prodotto in questione.
L’azienda garantisce comunque la propria più assoluta disponibilità per assicurare, insieme alle Amministrazioni competenti, l’assenza di qualunque rischio per i consumatori e, nell’immediato, ha sospeso la produzione di cozze nel sito di provenienza del lotto dal quale è stato estratto il campione.
Nieddittas tiene peraltro a precisare che nessuna anomalia è stata riscontrata negli impianti di produzione nel Golfo di Oristano.
L’azienda conferma quindi che tutte le cozze Nieddittas attualmente in commercio sono sane, provengono da allevamenti diversi da quello del lotto analizzato, e possono essere consumate in totale tranquillità dai consumatori.
Le analisi, regolarmente effettuate dalla ASL su tutti i lotti oggi in commercio, non hanno infatti riscontrato alcuna anomalia.
A margine di queste note, Nieddittas rileva che Il prelievo è stato effettuato in un punto vendita al dettaglio in Toscana e non nei vivai della Sardegna.
L’analisi è stata eseguita in un’aliquota unica e non ripetibile. Con una procedura apparentemente non conforme alla prassi, non è stato dato il preavviso di 24 ore necessario per poter presenziare all’analisi. Appare inoltre insolito che non sia stato conservato un campione di prodotto per successive ulteriori analisi, dato che il vibrione non muore col congelamento, le confezioni presenti nella pescheria toscana erano 6 e pertanto nulla imponeva che si facesse un’unica analisi non ripetibile."