Giovedì scorso è scattato l'arresto del presunto affiliato all'Isis Mohsin Ibrahim Omar, meglio noto come Anas Khalil. Secondo le intercettazioni raccolte dalla Dda di Bari, il somalo avrebbe voluto mettere bombe in tutte le chieste d'Italia. "La Chiesa più grande d'Italia dove sta? Sta a Roma?", aveva domandato Khalil durante una telefonata intercettata dalle forze dell'ordine italiane. Ora lo straniero è accusato di terrorismo internazionale, istigazione e apologia aggravate dall'uso di mezzi telematici e informatici.
Fermo convalidato dal gip di Bari
Mohsin Ibrahim Omar, 20 anni, sarebbe, secondo le forze dell'ordine italiane, un componente armato dello Stato Islamico, a stretto contatto con un raggruppamento operativo. Gli accertamenti svolti dagli uomini della Direzione distrettuale antimafia di Bari hanno consentito di acclarare le informazioni relative al presunto terrorista e individuare gravi indizi di colpevolezza che, congiuntamente al reale pericolo di fuga, hanno portato al fermo. Lo stesso, eseguito dagli uomini della Digos di Bari, è stato prontamente convalidato dal gip, consapevole del rischio della concretizzazione di "progettualità ostili" in prossimità delle festività natalizie. Nel mirino di Khalil erano dunque finite le chiese italiane, ovvero luoghi solitamente frequentati da cristiani.
Le agenzie di sicurezza Aisi e Aise considerano il ventenne somalo un affiliato all'Isis e vicino a una sua cellula operativa. Sui social Khalil avrebbe pubblicato post e foto di "esaltazione al martirio", indottrinando altresì una persona (a cui le forze dell'ordine devono ancora risalire) sulla nozione di jihad armato.
Foto relative al Vaticano
Il fermo è arrivato dopo l'attentato di Strasburgo. Khalil aveva pubblicato varie immagini, scaricate dalla rete, concernenti il Vaticano. Nei giorni scorsi il somalo ha risposto alle domande del gip e del pm, negando le accuse di terrorismo. Da un dossier diffuso dall'Onu l'anno scorso si evince che fanno parte del Daesh somalo circa 200 persone, a cui si sommano simpatizzanti e combattenti provenienti da altre nazioni.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che l'Isis somalo ha da sempre avuto una certa attrattiva nei confronti dei ragazzi occidentali sedotti dalla guerra santa. Il fermo di Khalil comprova la sussistenza di una realtà inquietante, che non va decisamente sottovalutata.