Forse Davide Astori andava fermato per ulteriori accertamenti perché dagli ultimi esami effettuati e relativi all'idoneità sportiva, qualcosa nel suo cuore non andava per il verso giusto. Dunque, la tragedia poteva essere evitata? Il dubbio è forte e risalta particolarmente dalle ultime novità che potrebbero portare ad una svolta. In parole povere, sono i dettagli che emergono dalle indagini della Procura in merito alla morte improvvisa del capitano della Fiorentina, ad Udine, il 4 marzo di quest'anno. La notizia è stata diffusa da La Nazione.
La presenza di 'extrasistole ventricolari'
Secondo quanto riportato dal quotidiano fiorentino, gli elettrocardiogrammi ai quali Astori si era sottoposto nell'estate del 2016 e relativi al certificato di idoneità sportiva, avevano evidenziato "la presenza di extrasistole ventricolari" nel momento in cui il calciatore gigliato si era sottoposto alle prove da sforzo. Gli esami furono effettuati al centro di Medicina dello sport di Careggi e furono ripetuti, sempre nel mese di luglio, anche nel 2017, evidenziando lo stesso problema. "Un indizio - come riporta La Nazione - che la centralina elettrica del cuore non funzionava a dovere".
Nuovi accertamenti sarebbero stati utili a verificare le condizioni cardiache
Dunque Davide Astori avrebbe dovuto interrompere l'attività agonistica? Secondo il professor Domenico Corrado dell'Università di Padova a cui la Procura di Firenze ha affidato la perizia, il giocatore soffriva di una "forma iniziale di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro".
La patologia in questione elimina in maniera progressiva le cellule del miocardio e le sostituisce con cellule di grasso e fibrose. Queste possono danneggiare il funzionamento del cuore e possono avere conseguente letali. Dunque La Nazione si pone il dubbio: "Astori avrebbe dovuto essere sottoposto ad indagini più accurate?".
Secondo quanto riportato dal quotdiano fiorentino si tratta di una "patologia che nelle fasi iniziali manifesta pochi sintomi, motivo per cui può trarre in ingannno gli specialisti, anche in sede autoptica". Oltretutto, essendo sensibile ai grandi sforzi, aumenta il rischio di morte improvvisa soprattutto per chi pratica sport. La patologia in questione ha condotto alla morte i calciatori Piermario Morosini ed Antonio Puerta, l'hockeista su ghiaccio Darcy Robinson ed il nuotatore Mattia Dall'Aglio.