Trenta arresti, 60 indagati, un patrimonio di 13 milioni di euro tra beni mobili e immobili sequestrato, 43 perquisizioni eseguite. Con la maxi operazione 'Mondo Sepolto' a cui hanno partecipato 300 carabinieri del comando provinciale di Bologna con perquisizioni a Bologna, Modena, Ferrara, Rimini ma anche Gorizia, sono state sgominati due imprese di pompe funebri che si spartivano il mercato del caro estinto. Nove le persone finite in carcere, 18 ai domiciliari, tre interdette dall'esercizio dell'attività imprenditoriale.

Ingranaggio collaudato, come funzionava il business del caro estinto

Infermieri e addetti alla camera mortuaria dell'Ausl messi a libro paga, una schiera di corrotti: così l'ingranaggio per spartirsi i defunti e l'organizzazione dei funerali funzionava 'egregiamente'. Si trattava di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al riciclaggio. Alla base della 'piramide' criminale, infermieri che ricevevano una somma compresa tra 200 e 300 euro a segnalazione, un vero e proprio stipendio extra alla fine del mese: avvisavano le pompe funebri, con cui 'collaboravano', di un avvenuto decesso.

Nel frattempo, con viscida gentilezza si rivolgevano ai familiari della persona appena deceduta approfittando della loro condizione di debolezza e vulnerabilità.

Ai parenti, disorientati e sconvolti, suggerivano a chi rivolgersi per un'organizzazione rapida ed economica del funerale con servizi vantaggiosi ed ecocompatibili. E i rappresentanti delle agenzie funebri, trasgredendo una legge del 2009 che vieta la loro presenza, invece erano a quel punto sempre reperibili nelle vicinanze della camera mortuaria.

Le agenzie garantivano un funerale a una cifra compresa tra i 500 e i 900 euro che i clienti, in cambio di un sicuro risparmio, pagavano in contanti alimentando inconsapevolmente il giro di mazzette e riciclaggio.

Questa la 'prassi' in alcune camere mortuarie dell'Ospedale Maggiore e del Policlinico Sant'Orsola-Malpighidi Bologna.

La prima monopolizzata dalla R.i.p Service il cui amministratore unico è tra gli arrestati. La seconda era 'gestita' dalla C.i.f srl ed è stato arrestato il presidente del Consiglio d’amministrazione. Nell'affare i cartelli avevano coinvolto altre tre pompe funebri.

A far scattare le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Bologna diretta dal procuratore capo Giuseppe Amato, è stato un esposto a cui si sono aggiunte le segnalazioni di altre agenzie di pompe funebri escluse dalla possibilità di accedere ai servizi. Verifiche nelle camere mortuarie e intercettazioni hanno permesso di scoperchiare il racket del caro estinto. I trenta arrestati devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, corruzione di incaricato di pubblico servizio, riciclaggio e violazioni connesse alla responsabilità amministrativa degli enti.

Dei 13 milioni di euro sequestrati, fanno parte 5 immobili, 35 unità locali di sedi societarie e 75 auto.

Intercettazioni choc, spregio dei morti e furti

Nel contesto dell'ignobile affare criminale, c'era anche lo spregio dei cadaveri, considerati corpi da sfruttare, derubare e persino irridere non solo con battute disgustose ma addirittura video e scherzi. Intercettazioni choc fanno luce su frasi pronunciate dagli indagati in cui vengono presi in giro il cadaveri, come riferito dal colonello dei carabinieri, Pierluigi Solazzo. Una intercettata si definisce 'la regina delle camere mortuarie' per la sfrontatezza e la temerarietà nell'agire e parlando a telefono con i fidanzato, si vanta di aver sottratto a un defunto due anelli anche se non sa se siano in oro.

In un'altra intercettazione, due affaristi scherzano: uno di loro riferisce di aver fatto un video mettendo una buccia di banana in mano a un morto. L'altro, in perfetta 'sintonia' gli risponde che il defunto aveva fame. "Se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare, significa che non hai capito come funziona", dice un infermiere a un altro indagato.