Una tragedia in due atti che ha avuto come conseguenza quella di mandare in tilt il pronto soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate, cittadina in provincia di Varese, dato che i familiari di un suicida hanno devastato la struttura. Tutto è cominciato nella tarda mattinata di martedì, quando un’ambulanza ha trasportato nel nosocomio un 30enne che accusava un malore generalizzato, considerato di non grave entità, visto che gli è stato assegnato il codice bianco, quello utilizzato per i casi meno gravi. Ad un certo punto, mentre attendeva il suo turno per le visite, il giovane, che appariva molto agitato, è improvvisamente sfuggito ai controlli, facendo perdere ogni traccia di sé; verso le 14,30, il ragazzo, attualmente in cura al Sert per i suoi problemi legati alla tossicodipendenza, è salito fino al quinto piano dell’edificio per poi lanciarsi nel vuoto, morendo sul colpo.

La rabbia incontrollata dei familiari del giovane suicida

La seconda parte della vicenda è cominciata con l’arrivo di alcuni parenti della vittima; tra le prime a giungere sul posto è stata la madre, quando ancora le forze dell’ordine stavano compiendo gli ultimi accertamenti. Poi, nel momento in cui il corpo è stato trasferito in obitorio su ordine della Procura di Busto Arsizio, i familiari si sono diretti al pronto soccorso, che a quell’ora era particolarmente affollato.

Qui in preda ad un’ira incontrollata si sono scagliati contro suppellettili e persone, urlando e minacciando i presenti: in particolare la mamma della vittima avrebbe colpito con un pugno al volto un’infermiera. Invece i due fratelli del giovane deceduto avrebbero iniziato a lanciare sedie e panche, fino a lesionare alcune vetrate antisfondamento e a rompere alcuni computer del Triage, l’area in cui vengono stabiliti i codici di gravità dei pazienti.

Il pronto soccorso è stato mandato fuori uso per alcune ore

Naturalmente si è scatenato il panico tra i malati ed i loro familiari presenti in quel momento, circa un centinaio, che hanno cominciato a scappare ovunque spaventati. Attimi di caos che solo l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine, già presenti sul luogo del ritrovamento del corpo del giovane suicida, ha permesso di far cessare, riportando la situazione alla calma.

Tuttavia il pronto soccorso è dovuto rimanere chiuso per alcune ore, mentre le autoambulanze sono state deviate nelle altre strutture ospedaliere presenti in zona. Adesso i parenti della vittima, a causa della loro reazione incontrollata, rischiano una denuncia per interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e, nell’ipotesi che l’infermiera aggredita decida di sporgere querela, anche per lesioni.