Una vicenda tanto grave quanto pericolosa, riguardante purtroppo il sempre più dilagante fenomeno della prostituzione minorile, si è verificata nella provincia di Pescara. Una bambina di appena dodici anni veniva costretta da parte di sua madre, una donna abruzzese di cinquantadue anni, a prostituirsi, tra gli altri, con un uomo di novantatré anni e con un diciottenne con problemi comportamentali e cognitivi, in cambio di denaro che serviva a quest'ultima per poter andare a giocare a Bingo e a gestire la loro casa. I fatti incresciosi risalgono al 2011.

Secondo quanto riferisce il noto sito Fanpage.it, infatti, adesso la donna è stata arrestata con l'accusa di sfruttamento della prostituzione minorile ed è stata condannata a nove anni di reclusione che ha cominciato a scontare a partire da mercoledì 2 gennaio.

Pescara: costringeva la figlia a prostituirsi a soli dodici anni

I fatti, secondo quanto si apprende dal sito in questione, sono risalenti all'ormai lontano 2011. La donna, come già detto, costringeva la sua bambina ad intrattenere rapporti sessuali per ricevere in cambio dei soldi che le servivano per giocare a Bingo. Un vero e proprio incubo per la bambina, finalmente culminato con la condanna della donna cinquantaduenne. Oltre che ai nove anni e tre mesi di reclusione, infatti, è arrivata anche la perdita della patria potestà e il pagamento di un'ammenda di venticinquemila euro.

Va detto che la dodicenne viveva assieme alla madre in un contesto familiare disastrato. Qualche anno prima, infatti, la donna era già stata indagata per aver spinto suo fratello a violentare una donna disabile. Nel 2010, invece, aveva ricevuto una denuncia per aver rubato ad un anziano.

La giovane vittima è riuscita a rifarsi una nuova vita

L'incubo adesso per la ragazzina, nel frattempo diventata maggiorenne, è finito e la madre cinquantaduenne è stata trasferita presso il carcere Madonna del Freddo di Chieti, dove resterà reclusa per tutto l'arco della sua condanna. Era stata condannata in primo grado nel 2016 e in seguito c'è stata la conferma da parte della Corte d'Appello e della Corte di Cassazione lo scorso 5 dicembre 2018.

La buona notizia è che la ragazza vittima di questo assurdo comportamento è riuscita a rifarsi una vita, grazie all'affidamento presso un'altra famiglia che l'ha accolta e le ha permesso di riprendersi da uno choc così traumatico.