Forse avrebbe potuto salvarsi, ma all'accanimento del destino si è abbinata una circostanza tutta umana: un appuntamento mancato. Il donatore di midollo, miracolosamente trovato, che poteva restituirgli una rilevante speranza di vita, non si è presentato in ospedale nel giorno cruciale del trapianto. Così è morto a 40 anni per una leucemia mieloide acuta Giuseppe Pustorino. Era un medico neurologo di origine calabrese e si era trasferito a Bergamo per lavorare. La sua morte è avvenuta lo scorso 28 novembre, ma la storia è stata raccontata solo ora dal Corriere della Sera dai suoi familiari, decisi a sensibilizzare maggiormamente la popolazione sulla questione della donazione di midollo.

Leucemia mieloide acuta, la storia di Giuseppe Pustorino

Giusepe Pustorino si era trasferito da Reggio Calabria al Nord: aveva preso servizio come medico neurologo all'ospedale di Seriate, in provincia di Bergamo, dopo aver vinto un concorso e aveva alle spalle una brillante specializzazione conseguita negli Stati Uniti. In seguito a un esame clinico, nel 2017, aveva scoperto di avere una leucemia mieloide acuta e da quel momento, era cominciata la sua coraggiosa lotta contro la malattia. Sperava di trovare un donatore, ben sapendo che il trapianto di midollo può essere l'unica possibilità di salvezza.

Dopo innumerevoli appelli sul web e ricerche anche da parte dei suoi familiari, il momento tanto atteso di una concreta possibilità di guarigione sembrava finalmente giunto: era stato trovato un donatore compatibile all'100 per cento, circostanza più unica che rara perché in un caso su centomila si riesce a trovare una totale compatibilità genetica tra individui che non hanno alcun legame familiare.

Ma il giorno fissato per il trapianto di midollo osseo in ospedale il donatore non c'è mai arrivato, né si è mai visto nei giorni a seguire. Le ragioni restano ignote e inspiegabili. Ciononostante Giuseppe, mosso da una strenua voglia di vivere, ha continuato a combattere: è stato sottoposto a trapianto autologo di cellule staminali ematopoietiche.

Sembrava che le sue condizioni migliorassaro, ma invece dopo poco il suo quadro clinico si è aggravato.

A quel punto è stata la sorella Maria Cristina a donargli il midollo, ma era compatibile solo al 50%. Il ragazzo ha fatto anche nuove terapie sperimentali, purtroppo è stato tutto inutile e la situazione è precipitata in tempi rapidissimi, tanto che lo scorso 28 novembre il giovane medico è morto.

Donazione di midollo, l'appello dei familiari

A distanza di quasi tre mesi dalla perdita del loro congiunto, Maria Cristina e Pietro, sorella e fratello del medico, hanno voluto rendere pubblica la storia. L'intento non è certo quello di scatenare una caccia alle streghe o cercare un capro espiatorio dopo che il donatore non si è presentato: "Non so se con quel trapianto mio fratello si sarebbe salvato", ha detto Pietro ,a il giorno in cui il donatore non si è presentato, secondo lui, suo fratello è morto due volte.

Dopo la scomparsa di Giuseppe ci sono state polemiche e il caso non smette di far discutere. Il fratello è il primo a dirlo: nessuno può essere obbligato a donare, ma se uno si propone spontaneamente, tirarsi indietro per paura o altre ragioni, non si può e non si deve: c'è in gioco la vita di una persona.

Ora in memoria del giovane medico scomparso i familiari hanno deciso di avviare una raccolta di fondi su Facebook per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dei trapianti. La donazione di midollo osseo possono farla quasi tutti: avviene tramite un’anestesia generale o epidurale, così che il donatore non senta alcun dolore durante l’intervento che dura in media circa 45 minuti. Dopo il prelievo il donatore è tenuto normalmente sotto controllo per 48 ore prima di essere dimesso e deve stare qualche giorno a riposo. Il midollo osseo prelevato si ricostituisce spontaneamente in poco più di una settimana. Il donatore può avvertire un lieve dolore nella zona del prelievo, destinato a sparire. Per molti malati è l'ultima speranza di sopravvivere.