'La notizia ci lascia assolutamente indifferenti, è l'ultimo dei nostri pensieri. La nostra comunità si è lasciata alle spalle questa vecchia storia', il primo degli abitanti di Cogne che ha commentato la fine della detenzione di Annamaria Franzoni, mamma del piccolo Samuele ucciso il 30 gennaio 2002 nel villino di famiglia del paese valdostano, è stato il sindaco Franco Allera. La comunità locale, invece, si è espressa in maniera molto meno diplomatica del primo cittadino. Il ritorno a novembre della Franzoni a Cogne, che ha trascorso un periodo nella nota villetta, è stato notato e non ha lasciato indifferenti gli abitanti.

Non è la benvenuta perché all'epoca dei fatti, sostengono in molti, lei e i suoi familiari tentarono di incastrare gente del posto pur di incolpare qualcuno del delitto del figlio.

Cogne non dimentica, il 'rifiuto' degli abitanti

Non appena il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha rimesso in libertà Annamaria Franzoni, lei è voluta tornare nella casa maledetta. E' accaduto a novembre: c'è stata qualche giorno per una breve vacanza in famiglia, con il marito Stefano che non l'ha mai abbandonata, il figlio Davide, di 24 anni e il più piccolo Gioele, di 15, nato un anno dopo la morte di Samuele.

Dopo 17 anni dall'efferato delitto, da donna tornata libera, la madre del piccolo Samuele, ucciso con un oggetto contundente che non è stato mai trovato, ha rimesso piede nella villa che custodisce i suoi segreti.

Le luci sono tornate ad accendersi nella villetta di Montroz, piccola frazione sopra Cogne, rimasta chiusa dal 2002 e dissequestrata nel 2013 (ancora oggi risulta intestata ad Annamaria Franzoni e al marito Stefano Lorenzi).

Da qualche giorno la notizia, rimbalzata sui mezzi d'informazione, è diventata ufficiale: la pena per l'omicidio del figlio è stata espiata e la Franzoni, che dal 2014 era agli arresti domiciliari a Ripolo Santa Cristina, ha saldato il suo debito con la giustizia.

Dalle testimonianze di alcuni abitanti di Cogne, intervistati dal Tgr Rai della Val D'Aosta, emerge che, a distanza di 17 anni, la ferita è ancora aperta. Qualcuno l'ha invitata a non venire più a Cogne, perché avrebbe fatto troppe cose che non vanno. 'Ha incolpato dei poveracci che forse non potevano neanche difendersi. Quella è stata la cosa che non possiamo perdonare', ha dichiarato una residente.

Un'altra persona ha ricordato che, subito dopo il feroce delitto, il marito Stefano Lorenzi e il padre della donna hanno cercato di colpire la gente del luogo attraverso 'enormi falsificazioni'.

Annamaria Franzoni, parla l'ex comandante del Ris di Parma: 'Confessi l'omicidio del figlio'

'Purtroppo l'assassina del piccolo Samuele è lei', queste le parole di Luciano Garofano, generale in congedo dell'Arma dei carabinieri, che 17 anni fa era al comando dei Ris di Parma durante indagini sul delitto di Cogne. Garofano si augura che la madre, che si è sempre ostinatamente proclamata innocente, sia riuscita a rielaborare il lutto, dichiarando che la verità per lui è incontrovertibile.

Per Garofano, il delitto di Cogne è uno di quei casi chiusi in maniera convincente, con giudizio assolutamente lineare per cui non può esserci ripensamento.

Le prove scientifiche, secondo il generale in congedo, non hanno mai mostrato una possibile alternativa, sia per la modalità dell'aggressione che per le problematiche di cui soffriva la donna. Per questo le ha rinnovato l'appello affinché confessi: 'L'assassina di Samuele, purtroppo, è proprio la signora Franzoni'.