Uccidere per 3 euro e 20 centesimi. Quei soldi erano il resto dei cinque euro che la 70enne Anna Piccato aveva speso per pagare la colazione consumata, come ogni mattina, nel solito bar di Barge, tranquillo paesino – con poco più di settemila abitanti – della comunità montana Valli del Monviso nel Cuneese.

Di certo la donna – con un passato da operaia della Indesit, sindacalista, attualmente pensionata e volontaria della Croce Rossa – non avrebbe mai immaginato che quei pochi spiccioli sarebbero diventati una condanna a morte. Infatti la mattina del 23 gennaio è stata ammazzata per strada con una serie impressionante di colpi, sferrati da un oggetto che ora sappiamo essere una chiave inglese: dopo giorni di silenzio, Daniele Ermanno Bianco ha confessato di essere l’autore dell’aggressione.

La ricostruzione del delitto

Durante un lungo interrogatorio il muratore di 40 anni, sposato e con due figli, ha finalmente chiarito il movente del delitto: voleva rapinare l’anziana a causa delle difficili condizioni economiche in cui si trovava. Ma – come spiega l’avvocato dell’assassino, Davide Ambrassa – qualcosa deve essere scattato nella mente nell’uomo, portandolo a compiere un crimine difficile da comprendere.

Qual giorno Bianco avrebbe aspettato che la sua vittima uscisse dal bar, l’avrebbe seguita per un breve tratto, e, dopo aver sferrato una prima botta con una chiave inglese, per stordirla, l’avrebbe trascinata dalla strada fino ai Giardini d’Annonay, nei pressi della chiesa di San Rocco.

In quel momento avrebbe completamente perso la testa, colpendo la donna almeno 11 volte, secondo quanto stabilito dal medico legale Roberto Testi, per poi portarle via le poche monete che aveva addosso.

Le macchie di sangue sulle scarpe e nello zaino dell’assassino

Ma, prima di spendere parte di quei 3 euro e 20 centesimi, acquistando una birra, l’assassino avrebbe deciso di sbarazzarsi dell’arma del delitto, nascosta nel suo zaino, e del giubbotto arancione sporco di sangue che indossava quella mattina, usando quest’ultimo per avvolgere la chiave inglese e buttando il fagotto in un cassonetto dell’immondizia.

Ma il muratore non ha pensato allo zaino e alle scarpe, che presentavano diverse macchie di sangue.

Dopo la scoperta del cadavere, i carabinieri del comando provinciale di Cuneo, coordinati dal pm Alberto Braghin, hanno cominciato un’indagine a tappeto nel piccolo centro montano, contattando tutti i proprietari di cellulari presenti in zona, interrogando 180 persone e visionando i filmati registrati dalle 15 telecamere di sicurezza installate in paese.

Così sono arrivati a Daniele Ermanno Bianco, che è caduto in contraddizione e non ha saputo fornire un alibi attendibile. Ma è stata l’analisi di quelle tracce sulle scarpe e nello zaino, che ha rivelato la presenza del Dna di Anna Piccato, ad incastrarlo definitivamente.