Joaquin Archivaldo Guzman Loera, meglio conosciuto come El Chapo ('il corto'), 61 anni è stato giudicato colpevole ieri dalla corte federale di Brooklyn composta da otto donne e 4 uomini.

La giuria si è espressa dopo sei giorni di camera di consiglio ed ha decretato la colpevolezza di Guzman su tutti e 10 i capi di accusa che vanno da associazione a delinquere nell'ambito della criminalità organizzata al traffico di droga (cocaina, eroina, marijuana), al riciclaggio di denaro sporco per miliardi di dollari all'uso e traffico di armi da fuoco.

Ora spetta al giudice pronunciarsi anche se la pena dell’ergastolo è scontata visto che più capi di imputazione a lui contestati lo prevedono come massimo della pena.

I procuratori federali hanno dichiarato che cercheranno di arrivare alla confisca per miliardi di dollari, l’equivalente dei proventi illeciti del traffico di droga del cartello messicano di Sinaloa.

Guzmán El Chapo è apparso sempre in aula in giacca e cravatta, con espressioni glaciali interrotte da qualche sorriso all’indirizzo della moglie Emma Coronel Aispuro, 29 anni.

LE PROVE CONTRO EL CHAPO

El Chapo è recluso presso l'ala di massima sicurezza del Metropolitan Correctional Center di New York, situato a Manhattan, New York.

Nel fascicolo processuale sono finite 200 ore di testimonianza di 56 testimoni. Quattordici di quei testimoni - per lo più trafficanti di droga e associati al cartello - hanno collaborato con i pubblici ministeri nella speranza di ridurre le loro pene detentive.

C'erano anche foto di sorveglianza, telefonate intercettate e messaggi di testo che coinvolgevano Guzmán El Chapo, oltre a racconti e prove di esibizioni di smodata onnipotenza.

Gli avvocati della difesa hanno chiamato solo un testimone e si sono concentrati a minare la credibilità dei testimoni cooperanti.

L'avvocato difensore Jeffrey Lichtman ha detto alla Cnn che questi testimoni hanno “mentito ogni giorno della loro vita” .

I difensori hanno inoltre parlato di processo anomalo e unico nel suo genere arrivando a parlare di grosse difficoltà e ostacoli per svolgere il loro lavoro di difensori.

Il processo super blindato, con cecchini sui tetti e giurati tenuti lontani dalle telecamere, ha ricostruito l’intera vita di El Chapo tirando fuori decine di aneddoti che contribuiranno ulteriormente alla celebrità di questo eroe negativo già protagonista di molte fiction, alcune molto fedeli alla realtà.

LA HOLDING DELLA DROGA

Nel processo si è parlato anche del famoso muro che Trump ha fatto costruire al confine con il Messico, fortificazione che non avrebbe impedito al cartello di Sinaloa di continuare a fare affari, addirittura trasferendo le basi operative dal Messico agli Usa, facendo arrivare le droghe tramite pescherecci, treni, rimorchi per trattori, aerei che evadevano i radar, autovetture, sottomarini, petroliere, barattoli carichi di cocaina di jalapeños ed i famosi tunnel lunghi chilometri sotto il confine.

Moltissime testimonianze hanno fatto luce anche sulla incredibile e profonda corruzione in quasi tutti i livelli del governo messicano, dai comandanti di polizia e militari ai funzionari locali e statali agli ex presidenti che negavano con veemenza le accuse.

Sotto El Chapo, il cartello di Sinaloa ha recapitato per quasi due decenni droghe a tonnellate in Arizona, Atlanta, Chicago, Los Angeles, Miami, New York. Il cartello nell’ultimo periodo si era espanso anche in Asia ed Europa con basi che permettevano di rifornire le piazze più importanti dell’intero globo.

Guzmán è stato giudicato tra gli uomini più ricchi del mondo persino inserito nella lista dei miliardari di Forbes mentre era latitante e quasi nessuno lo conosceva.

EL CHAPO: DUE INCREDIBILI EVASIONI

È fuggito dalle prigioni di massima sicurezza messicane nel 2001 in un carrello della lavanderia e di nuovo nel 2015 attraverso un tunnel scavato fin sotto la sua cella.

Si sospettano connivenze anche ad alto livello che avrebbero favorito la fuga ma non vi sono state sentenze a confermarlo.

Dopo essere stato arrestato per la terza volta nel 2016, è stato estradato negli Stati Uniti.

L’unica tutela che gli è stata concessa nello scambio è l’impossibilità di arrivare ad una sentenza di “pena di morte”.