Giovedì scorso, nell'ospedale di Lecce Vito Fazzi, ha perso la vita un 72enne cardiopatico di Surbo (Lecce) che nella serata di mercoledì era stato dimesso dal pronto soccorso con la prescrizione di una cura da svolgere a casa. In seguito alla morte e alla querela da parte dei familiari, sono stati iscritti nel registro degli indagati 7 medici della struttura ospedaliera.

La cronaca drammatica dei fatti

La vittima, secondo quello che raccontano i familiari, si era presentata al pronto soccorso dell'ospedale di Lecce nella notte tra il 27 e 28 febbraio.

Dopo le visite, analisi e accertamenti di rito, l'anziano sarebbe stato dimesso con la prescrizione di una terapia che si poteva seguire a casa. La mattina del 28 febbraio, il medico curante decide di rimandare l'anziano all'ospedale con la raccomandazione di un ricovero. L'anziano quindi, si presenta di nuovo al pronto soccorso, ma mentre il medico era alla ricerca di un posto letto, sopraggiungeva l'arresto cardiaco e per il 72enne non c'era più niente da fare. I parenti dell'anziano, accecati dal dolore e dall'ira, avrebbero cominciato ad inveire contro i medici dell'ospedale, dando loro la colpa della morte dell'anziano. A seguito di questa aggressione verbale, gli operatori sanitari, da quello che riferiscono i media locali, si sarebbero chiusi a chiave nelle stanze dell'ospedale e solo grazie all'intervento del primario la situazione è ritornata sotto controllo.

Il primario. per far calmare i parenti, invitava questi a sporgere denuncia, cosa realmente avvenuta in seguito. A loro volta, anche gli operatori sanitari in servizio nel pronto soccorso sporgevano denuncia contro i parenti dello sfortunato anziano. L'ospedale dal canto suo, per tutelarsi, ha aperto un'inchiesta interna e il primario ha consegnato all'Asl e all'ordine dei medici, un rapporto esaustivo di tutta la vicenda per far si che si valuti anche una denuncia per interruzione del pubblico servizio del pronto soccorso.

La problematica degli ospedali al Sud

Il caso di Lecce porta alla luce, ancora una volta, una delle tante problematiche che affligge il sud Italia: quella dell'inefficienza organizzativa e strutturale dei propri presidi medici. Questa situazione è ben risaputa dagli organi competenti, sia regionali che del governo centrale, ed i cittadini aspettano risposte per poter migliorare una situazione che, nella maggior parte dei casi, non dipende dai dottori, ma in realtà dipende dalle inefficienze delle strutture in cui devono operare.