Sono rivelazioni clamorose quelle del collaboratore di giustizia Pasquale Nucera, che l'altro giorno, venerdì 1 marzo, ha testimoniato in aula, nel tribunale di Reggio Calabria, dove si sta tenendo il processo sulla "Ndrangheta stragista". Nucera ha parlato di una vera e propria "cupola", che partiva dalla stessa criminalità organizzata, fino a raggiungere pezzi deviati dello Stato e politici. In tutto questo calderone ci sarebbero stati contatti anche con alcune logge massoniche, ovviamente deviate. Ricordiamo che il processo vede come imputati Rocco Santo Filippone, il presunto boss Giuseppe Graviano.

Gli stessi, stando alle accuse, sarebbero i mandanti di alcuni agguati nei confronti dei Carabinieri, proprio negli anni delle stragi. Il discorso che il collaboratore ha fatto dinanzi agli inquirenti è stato condito anche da diversi "non ricordo", ma la sua disamina ha portato a galla retroscena davvero inquietanti su quell'oscuro periodo della storia d'Italia.

'Ndrangheta minore e maggiore

Secondo quanto rivelato da Pasquale Nucera, e riportato dai media locali, la cosca si divide in minore e maggiore, ed anche criminale. Lo stesso ha poi informato di essere stato molto vicino ad alcuni ambienti massonici, e "poi ho deciso di collaborare" - ha detto ancora il collaboratore. Quindi, avrebbe conosciuto anche Licio Gelli, Maestro Venerabile della loggia "P2".

Dopodiché ha parlato anche di quello che veniva chiamato il cosiddetto "quarto livello", ovvero dove c'erano sia 'ndranghetisti, che esponenti di Cosa Nostra. I soggetti ai livelli più alti quindi, sarebbero addirittura entrati in contatto con i servizi segreti, dove proprio qui vi erano diversi esponenti della massoneria.

La decisione di eliminare il giudice Scopelliti

Il collaboratore di giustizia ha poi raccontato su come si è arrivati a decidere di eliminare il giudice Scopelliti, e ha spiegato che a Villa San Giovanni, sia gli appartenenti alla cosa, che gli stessi massoni, avrebbero deciso di eliminare il magistrato. L'assassinio del togato avvenne proprio in Calabria, il 9 agosto del 1991, mentre si trovava in vacanza.

Proprio piazzando soggetti appartenenti a tale circolo, inoltre, si riuscivano quindi a controllare ad esempio gli appalti, ma anche voti e posti di lavoro. Un sistema collaudato quindi, "blindato" precisa Nucera. E poi non è finita, perché, sempre nel corso della sua deposizione, il collaboratore ha riportato dei particolari inediti riguardo la tentata evasione di Toto Riina: la stessa sarebbe stata pianificata addirittura fuori dal territorio nazionale, precisamente in una struttura ricettiva in Francia, a Nizza.

Il 'quarto livello' arrivava fino ad Andreotti: 'Aveva i rapporti con la Chiesa'

Nucera ha spiegato anche dove questo "quarto livello", così chiamato, potesse arrivare. Ed è emerso proprio il nome di Giulio Andreotti, in sostanza utile perché essendo un appartenente alla DC, aveva i contatti con la Chiesa. Sicuramente, durante il processo, emergeranno ulteriori particolari, e a questo punto non esclusi altri colpi di scena.