Nella lunga querelle che vede contrapporsi Roberto Saviano ed il Ministro dell'Interno Matteo Salvini si inserisce a sorpresa Selvaggia Lucarelli, la nota giornalista ed opinionista televisiva. Come molti sapranno nei giorni scorsi lo scrittore di origini napoletane è stato rinviato a giudizio a seguito di una querela per diffamazione presentata dal segretario della Lega.
Gli contesta di averlo apostrofato più volte con i termini "buffone", "codardo" e "Ministro della mala vita" sia sui social che in occasione di incontri pubblici e dibattiti televisivi.
Matteo Salvini ha ritenuto di mettere fine a quella che ritiene una provocazione agendo per le vie legali.
Da sinistra si è levata una mobilitazione a favore di Saviano che ha superato i confini nazionali
La notizia del rinvio a giudizio dell'autore di Gomorra ha genererato una vera e propria levata di scudi da parte del panorama politico e culturale storicamente legato al mondo della sinistra. Saviano viene dipinto come vittima di una persecuzione politica, visto il suo impegno nel contrastare la linea governativa di Matteo Salvini.
Sul quotidiano La Repubblica è stato pubblicato questa mattina un lungo elenco di personalità che hanno aderito alla campagna di solidarietà rappresentata dall'hashtag #iostoconsaviano.
Nell'elenco riportato dal quotidiano romano compaiono nomi altisonanti: si va dagli scrittori Salma Rushdie e Luis Sepúlveda all'editore Antoine Gallimard passando per l'ex ministro socialista della Cultura Jack Lang che denuncia un tentativo di "imbavagliare" lo scrittore napoletano.
Lucarelli: 'Salvini ha diritto a querelare, ma si dica che è una persecuzione politica nei confronti di Saviano'
Questa mattina, attraverso un lungo e motivato post pubblicato su Facebook si è inserita nella querelle Selvaggia Lucarelli. La scrittrice contesta i toni utilizzati dalla sinistra per quella che lei definisce una semplice querela che Salvini - che lei notoriamente detesta - ha tutto il diritto di presentare.
"Non è per una banale querela - continua la Lucarelli - che si possono scomodare termini forti quali "bavaglio", "intimidazione", "querela intimidatoria". Roberto Saviano non rischia di certo la galera e non gli mancano i mezzi economici o legali per potersi difendere". Secondo la collaboratrice del Fatto Quotidiano Saviano ha usato contro Matteo Salvini termini forti volutamente, ma le intimidazioni non c'entrano nulla, così come non vede nell'atto del Ministro un qualcosa che possa far venire in mente la censura.