"L'ho uccisa io. Ma prima l'ho abusata". Ad un mese esatto dal processo, Aaron Campbell, il sedicenne arrestato per l'omicidio della piccola Alesha MacPhail (6 anni) ha confessato le sue orribili colpe. La bimba era scomparsa dall'Isola scozzese di Bute lo scorso luglio ed era stata ritrovata cadavere poche ore più tardi. Sul suo corpo, furono rinvenuti gravi segni di violenza. La notizia dell'agghiacciante confessione, riportata da tutti i media britannici, sta sconvolgendo il Regno Unito.

La scomparsa della piccola Alesha

L'estate scorsa, la piccola Alesha MacPhail, originaria della cittadina di Airdrie (nel Lanarkshire), ha raggiunto Bute (un'isola nella baia di Firth of Clyde nel sud-ovest della Scozia) per trascorrere tre settimane di vacanza con i nonni paterni, Angela King e Calum MacPhail, che vivono a Rothesay (nota destinazione balneare britannica).

Pochi giorni dopo il suo arrivo, il 2 luglio, la bimba venne rapita: fu portata via dalla sua stanza, nel cuore della notte, mentre il papà Robert (27 anni) e gli altri familiari dormivano. Le ricerche scattarono solo il mattino seguente, intorno alle 6. I parenti della piccola, ma anche decine di isolani si unirono alle forze dell'ordine per ritrovarla. Poco, più tardi, però intorno alle 9 del mattino, Alesha venne ritrovata cadavere in un'area boscosa e abbandonata nei pressi di un vecchio hotel (il Kyles Hydropathic).

Il processo e la confessione

I sospetti ricaddero quasi subito su Aaron Campbell; il sedicenne venne arrestato e, fino al processo, ha sempre negato ogni accusa. In un primo momento, addirittura, era arrivato ad incolpare la giovane compagna di Robert MacPhail, la diciottenne Toni McLachlan,

La sua versione dei fatti, però, non solo non ha mai convinto gli inquirenti, ma non ha mai ritrovato riscontri.

Inoltre, sul pigiama della vittima, venne ritrovato il dna del 16enne. Così, dopo un processo lungo 9 giorni, il 21 febbraio scorso, l'Alta Corte di Glasgow ha riconosciuto Aaron Campbell colpevole di rapimento, violenza sessuale su minore e omicidio. Il giudice Hugh Matthews, inoltre, convinto del crimini commessi dal ragazzo ha subito fissato la sua pena a 27 anni di reclusione e gli ha precluso, di fatto, la possibilità di ottenere la condizionale.

Oggi, il giovane, ha ammesso ogni responsabilità e, come ha sottolineato il quotidiano Mirror, non ci sono parole per descrivere un così grande orrore.

Sul corpo della bambina (morta in seguito ad una pressione sulla faccia e sul collo), sono state riscontrate 117 ferite e Il patologo John Williams, dopo l'autopsia, ha affermato che le lesioni alle parti intime erano tra “le più gravi” che avesse mai visto.