Continua a far discutere, negli Stati Uniti come nel resto del mondo, la controversa vicenda giudiziaria della Rap star newyorchese Tekashi 6ix9ine. L'artista, che nonostante la giovanissima età – 22 anni – vanta già una sconfinata popolarità a livello planetario, è detenuto in un carcere federale della sua città dal novembre del 2018, accusato di reati gravissimi, come ad esempio spaccio massivo di eroina e altre droghe pesanti, rapina a mano armata, estorsione, detenzione illegale di armi da fuoco e addirittura un tentato omicidio – fortunatamente mai concretizzato – di cui sarebbe stato il mandante, ai danni dell'odiato collega Chief Keef.

Negli ultimi mesi la narrazione di questa vicenda giudiziaria, che oltre al rapper coinvolge svariati personaggi più o meno noti oltreoceano – tutti legati alla Nine Trey Bloods, una sotto struttura criminale della celebre gang dei Bloods, la più conosciuta al mondo assieme a quella dei rivali Crips – ha assunto per certi versi i connotati di una fiction, con costanti colpi di scena, tra confessioni, minacce, prospettive di scenari giudiziari diametralmente opposti tra loro, cambi di avvocati e spostamento dei detenuti in diverse strutture carcerarie.

L'ultimo 'episodio' in tal senso si sta concretizzando nelle ultime ore, con la diffusione online di alcune dichiarazioni del legale di 6ix9ine, secondo cui il rapper, in virtù di un nuovo accordo che includerebbe anche gli altri imputati del procedimento, potrebbe essere rilasciato già a settembre 2019.

Una vicenda giudiziaria che sembra una fiction

Il rapper, inizialmente dato per spacciato dal punto di vista legale, sembrava dover andare incontro ad una pena minima di 47 anni di carcere. Dopo qualche tempo ha deciso però di collaborare con le autorità, visto il concretizzarsi della possibilità di uno sconto di pena a dir poco significativo, che, oltre a farlo entrare nel programma di protezione testimoni, avrebbe potuto fargli ottenere la libertà nel gennaio del 2020.

Uno sconto offerto dai pubblici ministeri, che considerano le informazioni in possesso del rapper degli altri imputati estremamente preziose.

La collaborazione di 6ix9ine ha suscitato però i malumori di molti, facendo guadagnare online a quest'ultimo l'appellativo di 'Snitch9ine' (si tratta di una crasi tra il suo nome d'arte e la parola snitch, letteralmente 'topo', 'infame' o 'infiltrato', ampiamente utilizzata, ormai anche in Italia, per descrivere collaboratori di giustizia e informatori della Polizia).

Poi sono arrivate le critiche di svariati VIP – per quanto possa sembrare insolito per i parametri italiani, collaborare con la giustizia è una pratica che molti personaggi di spicco in America condannano pubblicamente, senza farsi particolari scrupoli – ma anche e soprattutto le minacce e gli insulti dell'ex manager di 6ix9ine, Kifano Jordan, noto come Shotti, anche quest'ultimo in carcere da mesi, imputato nell'ambito della stessa vicenda.

Poco dopo però anche Shotti, comportandosi di fatto proprio come il suo ex assistito che tanto aveva criticato, ha inaspettatamente deciso di collaborare con la giustizia. Visti i precedenti insulti a 6ix9ine, in molti avevano supposto che la sua collaborazione non sarebbe stata affatto conciliante con quella del suo ex amico, andando per certi versi a contrastare la sua versione.

Il nuovo accordo che potrebbe evitare il processo a tutti gli imputati

Ma a quanto pare le cose non stanno così. Stando alle ultime indiscrezioni sembra infatti che la confessione del manager sia da inserire nell'ambito di un accordo collettivo con le autorità, che coinvolgerebbe quasi tutti gli imputati nel procedimento. Nel caso in cui questo accordo collettivo andasse concretamente in porto infatti, il processo, il cui inizio era previsto per il mese di settembre, non verrebbe neanche celebrato.

Questa d'altronde sembra essere l'unica strategia perseguibile sia per Daniel Hernandez, questo il vero nome di Tekashi 6ix9ine, che per gli altri co-imputati nel processo, vista l'enorme mole di prove accumulata dai procuratori federali nei cinque anni di indagine che hanno preceduto gli arresti.

Al rapper ora come ora non resta che sperare che anche l'unico imputato a non aver aderito all'accordo decida di prenderne parte come tutti gli altri, ipotesi più che plausibile per Dawn Florio, legale di Hernandez. Se così andranno le cose Tekashi 6ix9ine avrà adempiuto i termini di carcerazione previsti dall'accordo già a settembre e potrà essere immediatamente liberato, quindi ancor prima della sopracitata data di gennaio 2020, periodo in cui era prevista la sentenza del processo, che invece potrebbe non essere mai celebrato.