Alla fine è stata l’immediata reazione degli inquirenti che prima ancora di risalire all’identità della vittima si sono fidati delle testimonianze e di alcune voci ascoltate tra le case popolari della Bovisasca: l’intuizione è stata ripagata da due arresti a tempo di record, una testimonianza fiume che di fatto ha ricostruito tutte le fasi dell’omicidio alla quale ora si attende solo di allegare le valutazioni dell’autopsia e le confessioni degli indagati.

Il giallo della Bovisa nasce all’interno della comunità colombiana

Sarebbe accaduto tutto in pochissime ore: sabato sera in una casa di via Carlo Carrà, nemmeno mezzo chilometro dal gabbiotto della spazzatura di via Cascina dei Prati dove viene poi gettato il corpo senza vita della vittima, c’è una festa di compleanno che coinvolge diverse famiglie di origine colombiana.

Alcuni sono in Italia regolarmente, altri sono irregolari o sono arrivati da poche settimane con un visto turistico: la casa è quella di William Gomez Arango, il festeggiato, che invita diversi amici. Ma non tiene conto delle relazioni tra i suoi invitati. Quello che oggi viene chiamato “Christian”, la vittima, discute con altri suoi due ospiti, Pericles (Jonatham Henandez Vega, l’uomo arrestato alla Malpensa dodici ore dopo l’inizio delle indagini) e Mateo (Dinal Mateus Carddenas), che dopo l’omicidio era riuscito a far perdere le sue tracce ed è stato fermato in Francia. La colpa di Christan sarebbe stata quella di aver aiutato un suo amico, Tony, a evitare le attenzioni dei tre arrestati dopo una violenta discussione nata pare per un fatto di sangue avvenuto tempo fa in Argentina.

L’omicidio nasce da una lite tra connazionali

Christian si ritrova nella tana del nemico e circondato: in pochi minuti la situazione precipita. Il padrone di casa e la sua convivente escono per andare a cercare Tony e chiarire la situazione; ma gli altri due una volta rimasti da soli colpiscono a coltellate più volte il loro rivale.

Quando Hernandez Vega e la donna tornano a casa non c’è più nulla da fare: è la donna la prima a confessare agli inquirenti come il corpo della vittima sia stato fatto a pezzi e chiuso in una valigia. Il trolley viene imbarcato sulla macchina di Vega e portato nei pressi del gabbiotto di via Cascina dei Prati dove viene abbandonato e cosparso di benzina.

Il frettoloso tentativo di far sparire il cadavere con le fiamme non va a buon fine: scatta l’allarme, arrivano i vigili del fuoco e nella confusione qualcuno nota la macchina dei colombiani allontanarsi. Domenica pomeriggio vengono arrestati William Gomez Arango e Jonathan Hernandez Vega che stava imbarcandosi su un volo diretto a Madrid. La fuga del terzo responsabile della mattanza durerà un giorno in più: sarà estradato dalla Francia mercoledì prossimo.

La donna è diventata una testimone chiave e avrebbe chiarito tutta la dinamica dell’omicidio e del tentativo di occultamento di cadavere. Gli inquirenti hanno seguito il percorso del trolley e hanno rinvenuto tracce di sangue molto evidenti sia nell’appartamento di via Carra che è stato posto sotto sequestro, che nell’auto usata per il trasporto che nel trolley rinvenuto nel gabbiotto semibruciato.

Dopo che la sua compagna ha vuotato il sacco anche Hernandez, interrogato ieri per diverse ore, ha cominciato a collaborare con gli investigatori chiarendo di non avere in alcun modo preso parte all’omicidio ma di avere collaborato alla macabra operazione di sezionamento del cadavere. Quello che resta da chiarire sono solo dettagli di uno dei fatti di sangue più cruenti avvenuti a Milano negli ultimi anni.