Il Motu proprio di Papa Francesco è un nuovo documento emanato dal pontefice. Si tratta di una vera e propria riforma per combattere la pedofilia e qualsiasi forma di violenza si verifichi all'interno dell'istituzione cattolica. Una scelta dettata dai tanti scandali causati da preti e laici appartententi alla Chiesa.

All'interno del documento, Papa Francesco sottolinea l'obbligo di denuncia nel caso di conoscenza di fatti violenti. Inoltre, è fortemente ribadita la responsabilità dei vescovi, chiamati a vigilare all'interno delle proprie comunità.

Una vera e propria riforma dopo anni di silenzio e di omertà.

Protezione dei minori

Il documento emanato da Papa Francesco rappresenta il frutto dell'incontro sulla protezione dei minori, tenutosi in Vaticano nel febbraio 2019. Si tratta di una normativa che sancisce delle nuove norme procedurali, al fine di combattere gli abusi sessuali e, al tempo stesso, assicurare che vescovi e superiori religiosi si rendano conto del loro operato.

Il testo sottolinea la necessità di denuncia da parte di prelati, religiosi o fedeli. Infatti, essi sono chiamati a segnalare in modo tempestivo alle autorità ecclesiastiche tutte le notizie di abusi di cui sono a conoscenza. Eventuali omissioni e coperture nella gestione dei casi di violenza devono anche essi essere riportati a chi di dovere.

Il documento voluto da Papa Francesco spefica anche la procedura delle indagini a carico dei religiosi coinvolti. In particolare, saranno fatti severi controlli a prescindere se si tratti di vescovi, cardinali o superiori religiosi. Inoltre, saranno soggetti a indagini anche coloro che detengono la guida di una diocesi, se in modo temporaneo.

A essere indagati non saranno solo coloro che hanno compiuto direttamente l'abuso sessuale. Infatti, saranno denunciati anche quelli che hanno coperto il fatto o non hanno agito pur conoscendo la violenza stessa. Dunque, un modo efficace per rompere il muro del silenzio e per far agire le autorità in modo rapido e sicuro.

Il metropolita

Nelle indagini per assicurare alla giustizia coloro che commettono il reato di abusso sessuale, il documento di Papa Francesco inserisce una figura religiosa. Si tratta dell'arcivescovo metropolita, il quale viene coinvolto nelle indagini in prima persona. In caso di denuncia di atti violenti da parte di un vescovo, la Santa Sede invierà il mandato a investigare al metropolita. Dopo trenta giorni di ricerche, l'uomo trasmetterà a Roma un'informativa sull'indagine in corso, che dovrà essere conclusa allo scadere di novanta giorni.

In seguito alle prove raccolte, la Santa Sede potrà imporre delle misure preventive e restrittive alla persona indagata. Inoltre, ogni diocesi deve munirsi di uno sportello per le denunce entro il giugno 2020. Un metodo per proteggere le vittime e raccogliere informazioni sui presunti violentatori, affinché si proceda secondo giustizia.