Bandi cuciti su misura, dinastie di padri e figli e antiche baronie: così funzionava il "sistema Catania" che si era radicato all'interno dell'Università etnea. Qui, in circa due anni di tempo, sarebbero stati truccati ben 27 Concorsi Pubblici, di cui soltanto 17 per poter diventare professore ordinario. Secondo quanto stabilito dagli inquirenti già ben prima di bandire il concorso venivano scelti i candidati che poi effettivamente dovevano superarlo, tramite dei bandi cuciti ad hoc proprio per loro. Le persone meritevoli quindi finivano per venire escluse, a scapito di famigliari o gente raccomandata in precedenza.

Per questo sono stati sospesi 9 docenti dello stesso ateneo e anche il rettore, Francesco Basile. Gli indagati, a vario titolo, dovranno rispondere di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d'ufficio e truffa aggravata, oltre ad una sfilza di altri reati di natura penale. I particolari del caso sono stati illustrati dagli investigatori, dalla Digos e dalla Polizia di Stato questa mattina alle ore 10:00 presso la sala stampa della Procura.

Un docente nelle intercettazioni: 'Vediamo chi sono gli str… che dobbiamo schiacciare'

L'inchiesta in questione nasce nel 2016, quando la Procura di Catania incarica la Digos di eseguire alcune indagini su alcuni meccanismi ritenuti dubbi all'interno della stessa università.

Quello che gli inquirenti hanno scoperto è un quadro squallido, proprio così lo definisce il procuratore capo Carmelo Zuccaro. Insomma a Catania la meritocrazia non esisteva. Nel corso delle indagini è emerso un caso abbastanza singolare, quanto preoccupante, in cui un noto docente a capo del dipartimento di Scienze Politiche, parlando presumibilmente con un candidato e riferendosi ai possibili concorrenti, avrebbe detto allo stesso "vediamo questi str… che dobbiamo schiacciare".

Ovviamente in pochissimi avevano il coraggio di opporsi a questo sistema che potremmo definire clientelare, molti infatti preferivano soggiacere alle regole imposte dal "sistema Catania".

Chi non si adeguava veniva stroncato

Capitava che c'erano delle persone che non si adeguavano a questo modo di fare, come già detto, e per questo a tali soggetti sarebbe stato impedito ad ogni modo di proseguire con la carriera universitaria.

Dall'altra parte c'erano poi candidati (alcuni dei quali finiti sotto indagine) che avrebbero preteso in tutto e per tutto di arrivare per primi nei concorsi e quindi di superarli brillantemente. Tutto il percorso formativo di docenti e ricercatori veniva stabilito a tavolino con delle pubblicazioni, scegliendo meticolosamente i criteri del bando. Sarebbero stati rilevati anche altri comportamenti gravissimi messi in atto proprio dai candidati: alcuni di loro infatti, se vedevano partecipare al concorso altri soggetti, esprimevano allo stesso rettore le loro rimostranze annunciando anche condotte di ritorsione nei confronti di questi soggetti, che ignari forse di tutto questo, avrebbero partecipato in maniera assolutamente regolare ai concorsi.

Anche il personale amministrativo e del cda sarebbe stato scelto con questi criteri. Al momento gli indagati sono circa 40 in tutta la penisola, tra questi anche l'ex rettore dell'Università di Catania, Giacomo Pignataro insieme all'attuale prorettore Giancarlo Magnano.