Alla lettura della sentenza, due delle vittime dell’ex carabiniere presenti in aula, sono scoppiate a piangere e sono corse ad abbracciare il pm, Giorgio Falcone. Dino Miglio, per anni militare dell’Arma, è stato riconosciuto colpevole di violenza carnale aggravata, di aver procurato lo stato di incapacità nelle giovani, somministrando loro dei medicinali, e di concussione; quindi è arrivata la condanna a 12 anni e otto mesi da parte del tribunale collegiale di Padova, mentre la richiesta del pubblico ministero era di 14 anni. Una delle donne che l’ha denunciato, costituitasi parte civile, otterrà un risarcimento di 70mila euro.

L’uomo tra il 2012 e il 2014 ha commesso abusi su quattro ragazze e ne ha narcotizzate altre dieci, tutte arrivate a casa sua tramite il sito di Couchsurfing, una piattaforma che permette di mettere in contatto utenti di tutto il mondo che cercano oppure offrono ospitalità.

Giovani vittime provenienti da tutto il mondo

L’ex carabiniere accoglieva nella sua abitazione sui colli Euganei le giovani che arrivavano da tutto il mondo, le accompagnava a visitare le bellezze dei dintorni, ma poi, dopo averle sedate con medicinali, spesso arrivava ad abusare di loro. Le vittime avevano un’età compresa tra i 23 ed i 28 anni e giungevano da Stati Uniiti, Polonia, Portogallo, Canada, Repubblica Ceca e Hong Kong.

La vicenda è emersa grazie all’inchiesta di un sito giornalistico, Investigative Reporting Project Italy, che aveva messo in contatto tra loro le ragazze, molte delle quali – una volta rientrate nel proprio Paese – avevano denunciato l’uomo. Irpi ha consegnato ai magistrati il materiale raccolto in un corposo esposto che ha dato il via alle indagini.

L’ex militare, originario del Salento, all’epoca era in servizio presso la caserma dei carabinieri di Teolo, in provincia di Padova: dopo le prime notizie sull'inchiesta è stato immediatamente sospeso.

La prima condanna, dopo una violenza avvenuta nel 2014

Maglio era già stato condannato a sei anni e sei mesi – ridotti in appello a cinque anni – per un primo caso, risalente al marzo del 2014, quando una 17enne australiana, in vacanza nel nostro Paese con la madre, lo aveva denunciato per le violenze subite, dopo che l’uomo le aveva fatto bere del limoncello “corretto” con dell’ansiolitico.

Quella volta la giovane vittima era stata ritrovata, ancora in stato confusionale, nel letto del suo aguzzino. Inoltre nel 2018 l’ex militare aveva subito un ulteriore processo per evasione e detenzione di materiale pedopornografico. Infatti l’uomo, che a quell’epoca era ai domiciliari, aveva postato su Facebook una sua foto al mare; inoltre gli agenti, durante un controllo a casa sua, avevano sequestrato un computer con 200 foto a luci rosse di minorenni.