Almeno ventiquattro persone, tra cui donne e bambini, sono state barbaramente massacrate lunedì 8 luglio nel villaggio di Karida, in Papua Nuova Guinea, nella provincia di Hela, a seguito di svariati scontri tra tribù indigene.

I clan, nella regione selvaggia ad Ovest del Paese, si combattono da oltre vent'anni, ma l'arrivo delle armi automatiche ha reso gli scontri più letali, intensificandone la violenza. Questa volta, purtroppo, l'ennesimo scontro tra tribù si è risolto in un vero e proprio massacro. La provincia coinvolta è tragicamente famosa per avere un tasso di criminalità tra i più alti al mondo e per la sua situazione politico sociale molto tesa.

Gli scontri tribali

Gli scontri tra le varie tribù, stando a quanto dichiarato da alcune fonti ufficiali, avrebbero avuto inizio domenica con l'uccisione di 6 persone all'interno del villaggio di Munina; il giorno seguente il massacro si sarebbe esteso all'interno del villaggio di Karida. Un testimone che si trovava al momento della strage all'interno del villaggio, ha riferito al The Guardian di aver visto 15 persone riverse a terra e smembrate: otto bambini tra 1 e 15 anni e sette donne, tra le quali due incinte.

Il raid è avvenuto alle 6 del mattino e le vittime, inconsapevoli, avrebbero aperto le porte agli aggressori. Il testimone ha riferito, sempre al The Guardian, di essere stato svegliato dal rumore degli spari e dall'odore di fumo proveniente dal rogo delle case.

"Sono scappato e mi sono nascosto nel bosco. Più tardi sono tornato indietro ed ho visto case bruciate e corpi smembrati".

Oltre alle pistole, gli aggressori, durante l'attacco, avrebbero utilizzato anche dei coltelli. "Alcune persone sono state totalmente smembrate ed è stato difficile identificarne i corpi", affermano le autorità locali.

Si tratterebbe di violenza tribale compiuta da alcuni uomini appartenenti alle tribù di Haguai, Okiru e Liwi.

La Papua Nuova Guinea

Il primo ministro della Papua Nuova Guinea, James Marape, ha commentato la strage, in un post su Facebook, parlando "di uno dei giorni più tristi" della sua intera esistenza. Ha dichiarato, successivamente, "che gli autori della strage verranno puniti con le misure più severe consentite dalla legge".

"Le forze dell'ordine operanti nella zona, sono troppo poche", ha continuato il primo ministro. "È dal 2012 che stiamo chiedendo più poliziotti in servizio permanente in questo territorio", ha dichiarato il capo di stato, "ma continuiamo ad essere ignorati". Nella provincia si contano circa quattrocentomila abitanti e ci sono meno di 60 poliziotti che operano nell'area, ha affermato Marape. Si tratta tra l'altro di un territorio particolarmente selvaggio controllato quasi interamente dalle tribù locali.