Antonio Logli si trova nella casa circondariale livornese 'Le Sughere: dopo la condanna definitiva ha trascorso la notte in carcere relativamente tranquillo, ma ribadendo di essere innocente. La sua detenzione è appena agli inizi: l'uomo, 56 anni, deve scontare 20 anni di reclusione per aver ucciso la moglie Roberta Ragusa e distrutto il cadavere mai trovato.

Intorno alle 21 e 30, infatti, dopo una Camera di Consiglio durata 11 ore, la Cassazione ha messo la parola fine a una dolorosissima storia, un caso giudiziario che ha segnato i destini di due famiglie, interessato e sconvolto l'opinione pubblica italiana che da sette anni segue la vicenda, confermando la condanna a 20 anni.

Nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012, infatti, Roberta Ragusa, moglie di Antonio e madre dei suoi due figli, Daniele ed Alessia, oggi entrambi maggiorenni, scomparve dalla sua abitazione di Gello a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, per non essere mai più rintracciata. Alla lettura del verdetto, le cugine di Roberta che da sempre hanno seguito l'iter processuale, hanno detto che finalmente giustizia è stata fatta. Sara Calzolaio, compagna di Logli, ha detto invece d'essere distrutta di fronte ad un'ingiustizia.

La sentenza della Cassazione

Dopo ore di tensione e attesa, la Suprema Corte ha confermato quanto già stabilito dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze poco più di un anno fa, il 14 maggio 2018, sentenza che a sua volta aveva convalidato il verdetto di primo grado emessi nel 2016.

I giudici della I Sezione hanno considerato inammissibile il ricorso della difesa. Al momento della scomparsa, Roberta Ragusa aveva 44 anni e gestiva con il marito la scuola guida di famiglia vicina all'abitazione. Il marito aveva sostenuto da subito la tesi dell'allontanamento volontario della moglie.

Per il procuratore generale della Cassazione, Luigi Birritteri, decisivo è il racconto del super teste, il vicino di casa Loris Gozi: la notte della scomparsa furono visti un uomo e una donna litigare violentemente e salire su un'auto simile a quella in uso della famiglia Logli.

Per gli inquirenti, la donna, costretta a salire sull'auto, fu uccisa al culmine di una lite scaturita dopo aver ascoltato una telefonata e aver scoperto che il marito aveva una relazione segreta con Sara Calzolaio di vent'anni più giovane di lui che aveva frequentato l'abitazione della coppia prima come babysitter, poi come collaboratrice dell'autoscuola.

Alla chiusura delle indagini, nel 2014, a Logli furono contestati i reati di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Un bugiardo che ha ripetutamente tentato di mistificare la realtà e che ha mentito sulla crisi che attraversava il matrimonio come sulla relazione extraconiugale con Sara Calzolaio ed ha fornito versioni dei fatti smentita dagli esiti investigativi: la motivazione della sentenza emessa dal giudice del tribunale di Pisa il 21 dicembre 2016, fissa un'immagine di Antonio Logli confermata poi in secondo grado. La Corte d'Assise d'Appello di Firenze ha precisato che sono stati soprattutto i motivi economici a spingere Logli ad uccidere la moglie: temeva i contraccolpi finaziari di una separazione ipotizzata da Roberta.

La difesa dll'uomo nei tre gradi di processo ha sempre cercato di far passare la tesi che l'imputato non ha commesso il fatto. Fino a ieri ha sostenuto che l'inchiesta è stata a senso unico.

Le reazioni

"Sono disperato": queste le prime parole di Antonio Logli raggiunto al telefono da Roberto Cavani, uno dei suoi avvocati, subito dopo la lettura della sentenza. "E' stata una telefonata drammatica, Antonio si ritiene innocente e considera la sentenza ingiusta", ha detto Cavani. "Non è giusto, non ho fatto niente, non capisco perché", ha poi precisato Logli che aveva atteso il verdetto in un agriturismo pisano da cui è uscito incappucciato per consegnarsi alla giustizia.

Era in compagnia della figlia Alessia e di Sara Calzolaio, l'ex amante diventata poi la compagna ufficiale che ha gridato "non è giusto, non è giusto" dopo aver appreso i fatti.

Il figlio maggiore, Daniele, e i genitori, invece, sono rimasti nella casa di Gello ad attendere il momento decisivo.

Ben diversa la reazione dei parenti di Roberta Ragusa: dopo essere scoppiati in lacrime, hanno detto che d'ora in poi non si potrà più dire che la loro congiunta possa essere in giro a divertirsi. "Mia cugina è morta, lo ha detto anche la Cassazione. Giustizia è fatta", ha affermato commossa la cugina Maria Ragusa. Nel paese si era diffusa la voce che Roberta fosse scappata di casa per correre tra le braccia di un amante. In realtà, era una donna ferita, innamorata del marito e che per nessuna ragione avrebbe mai lasciato i due figli. Gli stessi che in questi anni hanno voluto credere all'innocenza del padre.

Roberta, prima della scomparsa, aveva scritto una lettera al coniuge in cui lamentava che con lei era diventato cinico e freddo e non la trattava più con amore. Le innumerevoli ricerche in boschi, campagne e pozzi della zona alla ricerca del cadavere, non hanno mai dato alcun riscontro.