La grave situazione che si sta delineando nelle ultime ore in Siria sta scatenando un vortice di polemiche che vede coinvolti numerosi protagonisti del mondo civile e politico dell'Italia e del mondo. Mentre Trump medita di provare a giocarsi la carta della mediazione dopo aver ritirato una parte del suo esercito con un tempismo almeno "sospetto", c'è chi chiede la ferma condanna degli atti di Erdogan, e chi attacca l'Italia per aver venduto armi alla Turchia.

"Operation Peace Spring" - questo il nome dell'operazione militare - punta a cancellare il più possibile l'elemento curdo dalla Siria (ultimo baluardo dell'autoproclamatosi Stato Islamico) dei circa 50 terroristi che sono stati tenuti prigionieri proprio nella regione colpita in queste ore.

La situazione però sarebbe cambiata proprio di recente, poiché questi miliziani sarebbero stati trasferiti in Iraq e, qualora fosse confermata, questa notizia andrebbe ad evidenziare ulteriormente la tragicità della situazione.

L'Europa avrebbe finanziato il governo turco

Secondo l'eurodeputata Anna Bonfrisco, l'Unione europea sarebbe colpevole di aver finanziato la Turchia di Erdogan, giustificando il suo operato con il tentativo di frenare l'ondata di profughi in arrivo lungo le coste europee proprio dalla Siria.

Tra l'altro quest'obiettivo non sarebbe stato affatto raggiunto, visto che i profughi siriani in Turchia sono relegati in ghetti squallidi ai margini della società, con i bambini e gli adulti che vengono discriminati rispettivamente nelle scuole e negli scarsi e miseri posti di lavoro.

Proprio qualche giorno fa si è appreso del bimbo che si è tolto la vita perché sfinito dalle continue discriminazioni che doveva subire quotidianamente dai suoi compagni di scuola. Tornando all'intervento della Bonfrisco, a questo punto risulta impensabile mantenere un rapporto di cooperazione con la Turchia.

L'Italia venderebbe armi alla Turchia

La Turchia, in base ai dati raccolti lo scorso anno, è al terzo posto fra i paesi ai quali l'Italia vende le proprie armi. In realtà, alla luce di quanto previsto dalla legge 185 del 1990, ciò non sarebbe legittimo perché la normativa vieta la vendita di armi italiane a dei Paesi che sono in uno stato di conflitto armato.

Rete Italiana per il Disarmo (Rid) ha chiesto pubblicamente al governo e al ministro degli Esteri Di Maio di bloccare immediatamente l'invio di armi ad Ankara: solo nel 2018 sarebbero state concesse 362 milioni di autorizzazioni dalle quali, però, non sarebbe possibile risalire al numero e ai modelli di strumenti bellici inviati. Infatti una recente modifica legislativa consente di omettere questo dato in base al principio della riservatezza delle transazioni commerciali.

In un comunicato ufficiale, il Rid afferma che il governo italiano avrebbe dato il proprio assenso all'invio di armi o sistemi d'arma di calibro superiori ai 19.7 mm, nonché munizioni, missili e bombe, senza contare aeromobili e software.

Di conseguenza, è stata richiesta la sospensione immediata di queste operazioni commerciali con Ankara.

In queste ultime ore stanno arrivando dichiarazioni di dura condanna nei confronti della Turchia di Erdogan da quasi tutti gli esponenti politici italiani, ma finora non è giunta alcuna notizia sul blocco all'invio di armi verso questo Paese.