L'Unione Europa si spacca e nel frattempo la Turchia continua l'attacco contro i curdi in Siria: più di 300 i morti e 100.000 i civili in fuga in meno di tre giorni. E scatta anche l'allarme ISIS: sarebbero decine i foreign fighters pronti a tornare in Europa. È questo lo scenario di fronte al quale l'Europa è chiamata a prendere posizione. Con le dichiarazioni tutti i paesi occidentali si erano detti d'accordo nel condannare l'attacco turco in Siria; tuttavia ieri, nel momento in cui gli ambasciatori dei paesi UE si sono riuniti per discutere le sanzioni contro la Turchia, l'Europa si è riscoperta essere completamente spaccata.

Europa: tutte le posizioni

Diverse le posizioni emerse nell'incontro di ieri tra gli ambasciatori europei: un primo fronte, composto fra gli altri dall'Italia e dalla Francia, chiede che vengano approvate sanzioni economiche contro la Turchia, un altro fronte, composto dai paesi scandinavi e dall'Olanda, chiede che l'Unione Europea voti un embargo sulle armi (ovvero un blocco sulla vendita di armi ai turchi). Infine, vi è un altro blocco guidato dalla Germania della Merkel, e del quale fanno parte anche i paesi di Visegrad, che opta per una linea morbida per paura di ritorsioni: la Turchia, infatti, continua a minacciare l'invio di 3,6 milioni di rifugiati in Europa nel caso in cui si intervenga nell'attacco.

La decisione finale sulle sanzioni verrà molto probabilmente presa settimana prossima (giovedì o venerdì), quando si incontreranno i capi di Stato e di governo. Per ogni decisione servirà un voto unanime, cosa che rende molto complicato ogni possibile accordo.

Erdogan continua l'attacco e chiede un miliardo di euro all'UE

Nel mentre che l'Europa e gli USA sono fermi a discutere, la Turchia continua l'attacco: nella serata di ieri, durante un raid aereo, le truppe turche avrebbero colpito "per sbaglio" le truppe USA (non causando nessuna vittima) e anche in questi minuti continua l'avanzata dell'esercito turco.

Erdogan, intanto, chiede un miliardo di euro all'Unione Europea per continuare a contenere i rifugiati che dalla Turchia vorrebbero spostarsi in Europa; in virtù di un accordo stipulato nel 2016, infatti, l'UE si impegnò a versare 6 miliardi di euro (gli ultimi 200 milioni dovrebbero essere versati a breve) nelle casse turche in cambio dell'impegno di Ankara a trattenere i rifugiati.

In queste ore, tuttavia, Erdogan ha deciso che questi soldi non bastano più. E minaccia: nel caso in cui questi ulteriori soldi non dovessero arrivare, la Turchia lascerà partire verso l'Europa 3 milioni e mezzo di rifugiati. Un rischio che difficilmente l'Europa correrà.

E nel mentre che il mondo è fermo a guardare, Erdogan non si ferma ma, anzi, rilancia.