Potrebbe essere ormai imminente il processo per i due carabinieri accusati di aver bendato uno dei due ragazzi americani fermati per l'omicidio del collega Cerciello Rega. Così hanno deciso i pubblici ministeri di Piazzale Clodio che collaborano con il procuratore Michele Prestipino e l'aggiunto Nunzia d'Elia.

La notte dell'omicidio di Cerciello Rega

Ripercorriamo i fatti di quell'omicidio che ha indignato l'Italia intera. Era in servizio in borghese, il vicebrigadiere Cerciello Rega, la notte del 26 luglio scorso, al suo fianco c'era il collega Andrea Varriale: i due militari erano entrati in azione perché chiamati da uno spacciatore che cercava di riappropriarsi di un borsone a lui sottratto da due ragazzi americani, Finnegan Elder Lee e Gabriel Christian Natale Hjorth.

Nella colluttazione scaturita in seguito, Lee ferì mortalmente Cerciello, colpendolo con ben 11 coltellate.

I due furono immediatamente arrestati e tradotti in caserma per l'interrogatorio. Fu in quel momento che vennero scattate le immagini (poi diffuse su un gruppo WhatsApp e da lì in rete) che ritraevano Hjorth bendato ed ammanettato nei locali del Comando Provinciale della Capitale. L'accusa di quel report fotografico e della divulgazione dei primi atti d'ufficio è ricaduta su Fabio Manganaro e Silvio Pellegrini, di turno quella terribile notte della scorsa estate.

I reati ascritti ai due carabinieri

La Procura di Roma ha ora chiuso le indagini a carico dei due uomini con il rinvio a giudizio: a Manganaro verrebbe imputata una 'misura di rigore non consentita dalla legge' nei confronti del reo confesso.

A questo si aggiungerebbe un'ulteriore aggravante per aver, poi, diffuso la documentazione relativa ad una persona privata di libertà. A Pellegrini sarebbe contestata la diramazione di 'specifiche indicazioni sui primi risultati investigativi ottenuti' (ovverosia la disperata ricerca, da parte dei due americani, di una dose di cocaina).

Sarebbe spuntato poi un terzo nome nelle indagini dei pubblici ministeri di Piazzale Clodio: quello di Sandro Ottaviani, ex-comandante della stazione di Piazza Farnese. Quest'ultimo sarebbe accusato di falsa testimonianza per aver dichiarato di aver ricevuto dal collega di Cerciello, Varriale, la sua arma d'ordinanza quella notte stessa: dagli accertamenti sarebbe, invece, emerso che il vicebrigadiere ne fosse sprovvisto, benché in servizio.

Per i due americani, attualmente detenuti al Regina Coeli, il processo si aprirà, presso la Corte di Assise di Roma, il 26 febbraio del 2020, come deciso dal gip Chiara Gallo che, dietro richiesta della Procura, ha disposto il rito immediato.