"Ho visto due sbirri e ci hanno mostrato velocemente i distintivi": queste le parole inequivocabili di Lee Elder Finnegan, il 19 enne americano che ha ucciso il carabiniere Mario Cerciello Rega con 11 coltellate la notte del 26 luglio scorso, intercettato in carcere mentre parla con suo padre e un avvocato suo amico. Parole con cui smentisce la versione ufficiale, finora sempre sostenuta senza incrinature da lui e dall'altro indagato a spiegare l'omicidio: quella dall'aggressione da parte di sconosciuti.

Le sue parole lo incastrerebbero. Dalla conversazione ascoltata a sua insaputa dagli inquirenti, emerge che lui e l'amico, il 21 enne Gabriel Christian Natale Hjorth con cui era al momento dell'agguato nel quartiere Prati di Roma, sapevano di trovarsi davanti a due militari, Mario Cerciello e il collega Andrea Varriale che, oltretutto, esibirono i tesserini di riconoscimento.

Invocare la legittima difesa, ora, sarà difficile per i due accusati.

L'intercettazione dello scorso 6 agosto

Dopo l'inattesa novità che per l'accusa equivale a una prova, la vicenda giudiziaria sarà in salita per i due americani: il team difensivo ingaggiato dal padre di Lee dovrà dunque fare i conti con questo 'autogol' dell'assistito. Cosa è accaduto? Lo scorso 6 agosto, pochi giorni dopo il fermo, il giovane Lee Elder riceve la visita nel carcere di Regina Coeli, dove è recluso in regime di custodia cautelare, del padre giunto dagli Usa con l'avvocato penalista Craig Michael Peters, amico e consulente della famiglia, pur senza mandato difensivo. Il ragazzo, parlando nella sua lingua, ammette che quella notte i due carabinieri arrivati al cruciale appuntamento si sono qualificati.

Non esisteva dunque alcun dubbio sulla loro identità, né potevano essere scambiati per potenziali aggressori, amici di Sergio Brugiatelli, il pusher a cui i ragazzi avevano sottratto lo zaino per ritorsione, dopo che al posto della cocaina gli aveva venduto tachipirina.

"I saw two cops", ho visto due sbirri, dice in carcere ai due visitatori, il padre e l'avvocato amico di famiglia che non è il legale incaricato della difesa.

Per questo, l'intercettazione contenuta nell’informativa finale redatta dal nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, è stata messa agli atti. Helder ha sempre sostenuto di non sapere che l'uomo che ha accoltellato fosse un carabiniere, e così anche Natale che quella notte si è scontrato con Varriale. Mentre Elder fa questa dichiarazione, Peters lo interrompe invitandolo a restare calmo e ad attenersi alla sua dichiarazione, ripassarla punto per punto, per ricordarla.

Poi, lo invita a non dire durante l'interrogatorio quanto gli ha appena dichiarato e lo ammonisce: "Tu non hai visto niente". Ma Elder insiste: "La persona che mi ha attaccato era basso e massiccio", dice. Precisa che Cerciello l'ha picchiato e trascinato, a quel punto lui ha estratto il coltello e l'ha colpito due volte alla gamba. Il vicebrigadiere gli ha stretto il collo, lui ha cercato di scansarlo, poi le coltellate che lo uccidono. Infine, il legale americano chiede al ragazzo come si trovi in carcere. Risponde che gli hanno dato uno spazio speciale e c'è di tutto, ma vuole tornare negli Usa. Si dichiara infastidito: sentire parlare in italiano gli fa venire la nausea.

Il consulente della difesa: 'Giocheremo sulle emozioni'

Nel prosieguo dell'intercettazione, Craig spiega al ragazzo la differenza tra la procedura penale americana e quella italiana. Gli chiarisce che l'iter giudiziario in Italia può durare anche un anno, che lui rischia otto anni di carcere, che sarà interrogato direttamente dal pm che utilizzerà le prove contro di lui per costruire l'accusa, comprese videoriprese, il protocollo d’autopsia, le dichiarazioni fornite dai testimoni, per cui invita il ragazzo ad essere preparato per smontare le accuse. Perciò gli suggerisce di utilizzare la leva emotiva, unica strategia difensiva possibile, per far colpo sulla Corte. E cioè giocare la carta dei due ragazzi che si scontrano con due adulti venendo attaccati, e quando si accorgono che uno dei due è a terra fuggono.

"È la nostra unica possibilità di difesa", dice. Craig spera che così il processo possa durare meno. "È un rischio, ma deve essere il nostro obiettivo. Dobbiamo vedere se i giudici siano disposti a misure più lievi, all’arresto domiciliare, cose del genere, o a firmare un ordine di estradizione per farti portare in patria. Anche se negli Stati Uniti, la pena sarebbe più lunga, ovviamente", lo avverte.

Richiesta di giudizio immediato

A questo punto, interviene la Procura di Roma. Il procuratore Michele Prestipino, l’aggiunto Nunzia D’Elia e il sostituto Maria Sabina Calabretta, hanno chiesto il giudizio immediato saltando l'udienza preliminare a carico dei due americani accusati di concorso in omicidio volontario. Per l'accusa, l'ntercettazione dimostrerebbe la volontarietà piena da parte dei due, non una reazione a un'offesa, tantomeno un atto per legittima difesa.