La rocambolesca vicenda giudiziaria di Tekashi 6ix9ine, Rap star di fama internazionale, continua a far discutere anche dopo la sentenza che ha condannato il rapper ad una pena complessiva di 24 mesi di carcere, più cinque anni di libertà vigilata.
6ix9ine a rischio ritorsioni dopo la collaborazione con la giustizia
L'artista 23enne, all'anagrafe Daniel Hernandez, rischiava in realtà una pena molto più significativa, forse addirittura l'ergastolo. Era stato infatti accusato di reati gravissimi, come tentato omicidio, spaccio di droghe pesanti, racket, rapina a mano armata ed affiliazione a gang criminali, solo per citarne alcuni.
6ix9ine è riuscito tuttavia ad ottenere un notevole sconto di pena, merito soprattutto della sua attività di collaboratore di giustizia, frutto di una decisione maturata subito dopo l'arresto. Ma è proprio questa scelta che adesso potrebbe costare cara all'artista, che secondo quanto riportano i media oltreoceano, al momento sarebbe a dir poco impaurito dalle possibili ritorsioni che potrebbe subire da parte dei tanti membri dei Bloods – il rapper era affiliato alla 'Nine Trey Gangsta Bloods', una sotto-struttura della più popolare gang dei Bloods – che stanno scontando una pena nella sua medesima struttura carceraria di New York.
L'avvocato di 6ix9ine chiede il trasferimento: 'Rischio costante di aggressioni'
A manifestare la volontà del rapper due giorni fa è stato il suo avvocato Lance Lazzaro, che ha parlato di 'rischio costante e significativo di aggressioni', sottolineando come, in un'altra struttura detentiva, una persona coinvolta nel medesimo procedimento giudiziario di 6ix9ine sia stata accoltellata ben nove volte, salvandosi per miracolo.
Questo detenuto, a differenza di 6ix9ine, non è neanche un collaboratore di giustizia, la sua unica 'colpa' sarebbe stata quella di aver deciso di dissociarsi dalla gang. Facile quindi intuire le ragioni del rapper e dei suoi legali. Lazzaro ha quindi chiesto per 6ix9ine la possibilità di scontare il resto della sua pena nella sua abitazione, in una comunità, o in alternativa in isolamento, considerando tutte queste opzioni più sicure della semplice permanenza in carcere.
Lazzaro: 'Roland Martin è stato quasi ucciso'
"Come ben sa il tribunale – ha spiegato Lazzaro – Roland Martin, un condannato nello stesso caso di Hernandez, è stato quasi ucciso in una struttura carceraria, non per aver svolto una qualche attività di collaborazione con il governo degli Stati Uniti, ma per aver semplicemente deciso di rinunciare alla sua appartenenza alla banda".
Secondo Lazzaro la sistemazione in comunità sarebbe la più consona per 6ix9ine, che si sarebbe meritato tale misura grazie – oltre che alla collaborazione con la giustizia – alla sua buona condotta in carcere durante la detenzione.