Igor il russo in un'aula di giustizia ostenta un sorriso beffardo e fa il segno di vittoria. Così appare in un'immagine che ha già fatto il giro del mondo. A Teruel, città della Spagna, si è aperto ieri il processo a carico di Norbert Feher, l'ex militare serbo di 38 anni conosciuto con il soprannome di 'Igor il russo' che nel 2017, dopo aver ucciso il barista Davide Fabbri a Budrio e la guardia volontaria Valerio Verri a Ferrara, fuggì in Spagna. Nel paese iberico uccise altre tre persone e ne ferì due. Per gli omicidi compiuti in Italia, è già stato condannato all'ergastolo.

Nell'aula del tribunale spagnolo sono eccezionali le misure di sicurezze prese, vista la pericolosità dell'imputato. Appositamente per lui, è stata costruita una gabbia blindata.

Igor il russo, per lui una gabbia bunker da 700 chili

E' stata realizzata in sole due settimane da un'officina specializzata di Tarazona perché il tribunale di Teruel non disponeva di un sistema di sicurezza per un detenuto considerato estremamente pericoloso e a rischio fuga. La gabbia bunker, removibile, misura quattro metri quadrati, pesa 700 chili ed è costata 7mila euro. E' realizzata in acciaio ad alta resistenza e vetro blindato in policarbonato. Nella speciale cabina, ieri ha 'alloggiato' per tutto il tempo dell'udienza Igor il russo: è la sua prima volta a processo.

Deve rispondere del tentato omicidio di due agricoltori, avvenuto il 5 dicembre 2017 prima di essere catturato nelle campagne dell'Aragaona dopo 32 giorni di fuga, dall'Italia alla Spagna. Il processo per gli omicidi in Spagna di due agenti della Guardia Civil e di un allevatore, si svolgerà a marzo.

Ieri, nella cabina di vetro blindata, Igor il russo ha potuto comunicare con il suo avvocato e con l'interprete attraverso dei fori nelle pareti trasparenti del bunker.

Ha risposto a tutte le domande del presidente della corte in italiano. All'arrivo in aula di uno dei due sopravvissuti, la gabbia è stata oscurata perché il teste aveva chiesto di non incrociare il suo sguardo. Quando però si è dovuto alzare per fare il riconoscimento, Igor il russo gli ha sorriso gesticolando attraverso le lamelle della tendina.

Il killer dalle molte maschere e che si è assegnato almeno 23 falsi nomi, ha ostentato un atteggiamento sicuro e spavaldo, di sfida.

Come ulteriore provocazione, ha fatto il segno di vittoria a favore di fotografi e telecamere. Nelle sue dichiarazioni in aula ha sostenuto che l'opinione pubblica sarebbe stata influenzata dalla propaganda mediatica. Già ricercato da anni dalla polizia serba per rapina e abusi, ha ammesso di aver commesso i reati di cui è accusato. Secondo le perizie psichiatriche mostrate in aula, non è pentito di ciò che ha fatto, soffre di disturbo bipolare paranoide di personalità, disturbo antisociale grave e altre patologie psichiatriche che richiederebbero un trattamento psicofamarcologico da lui rifiutato.

Sostiene di essere molto religioso: in cella legge la Bibbia, ma anche i fumetti.

Igor il russo, questione sicurezza

Al processo a Teruel che dovrebbe durare una settimana, si è accreditata la stampa di vari Paesi attratta, oltre che dal profilo criminale di Igor il Russo, anche dall'apparato di sicurezza che è stato allestito. Il presidente della Corte di Teruel, Fermín Hernández, ha detto che si tratta di un detenuto che non ha più nulla da perdere e che è pronto a tutto.

Intanto si sta organizzando il processo per i tre omicidi. In un primo momento, si era pensato di svolgerlo in videoconferenza dal carcere di massima sicurezza di Teixeiro, nel Nord della Spagna, in cui Igor è detenuto. Poi, quest'ipotesi è stata scartata a favore di misure di sicurezza eccezionali.

Igor il russo: processo in Italia, carcere no

Nel 2017, Igor il russo ha terrorizzato l'Italia, soprattutto le campagne tra Bologna, Ferrara e Ravenna. Dopo aver ucciso Davide Fabbri e Valerio Verri, è fuggito e, a dispetto dell'imponente caccia all'uomo che ha mobilitato tutte le forze dell'ordine, per otto mesi è diventato un fantasma. Dopo la latitanza italiana, Feher è giunto in Spagna in bicicletta nel settembre 2017, contando sull'appoggio di alcuni conoscenti a Valencia, per poi spostarsi nelle zone montuose dell'Aragona. E' tornato a sparare e il bilancio è stato ancora più pesante: due feriti e tre morti.

In primo grado, è già stato condannato in contumacia all'ergastolo dal tribunale di Bologna.

A maggio, deve affrontare il processo d'appello, ma probabilmente non sconterà mai il carcere in Italia. Nel dicembre 2017, le autorità spagnole non hanno concesso l'estradizione perché vogliono prima processarlo per i crimini commessi nel loro Paese. In Spagna, il massimo della pena è di 25 anni di carcere ma è cumulabile: Feher rischia quindi fino a 75 anni. Solo dopo, verrebbe a scontare il 'fine pena mai' in Italia. Difficile ipotizzare che accada: avrebbe 113 anni. "Questo è un ergastolo inflitto in televisione e noi Igor il russo lo vedremo solo da lontano“, ha commentato l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Verri.