Niente panico e nemmeno negazionismo, ma assunzione di responsabilità collettiva. Come affrontare l'emegenza sanitaria italiana da Covid 19? Innanzitutto dando all'infezione il nome esatto per non spaventare le persone: si tratta di una 'sindrome simil influenzale' da Coronavirus. Poi, è necessario adottare comportamenti rispettosi delle regole e stare a casa, laddove occorra. A dirlo, anzi a scriverlo sulle pagine odierne del quotidiano 'La Stampa', è un'esperta, una scienziata di fama mondiale, la virologa Ilaria Capua che, negli Stati Uniti, dirige One Health Center of Excellence dell'University of Florida.
La scienziata aveva già avvertito che molto probabilmente il coronavirus si sarebbe manifestato in Italia ben al di là dei tre casi, peraltro in via di soluzione, con cui si è presentato: la coppia di turisti cinesi, arrivati da Wuhan e tuttora ricoverata allo Spallanzani di Roma, ma lui è guarito e lei va migliorando, e il ricercatore emiliano, arrivato con altri 55 italiani da Wuhan, dimesso dallo Spallanzani e completamente guarito. Ora la situazione è cambiata in tempi rapidissimi: dopo Cina e Corea del Sud, l'Italia risulta essere il Paese con il maggior numero di contagi, 152, compresi tre decessi nelle ultime ore.
Nel nostro Paese non è in corso un'epidemia, ma ci sono focolai d'infezione.
Cinque al momento le regioni coinvolte: il Lazio con i due casi cinesi, l'Emilia Romagna con nove casi, il Piemonte con sei, la Lombardia con 110, il Veneto con 21. Nell'area sbarrata dal Governo che ha emanato un decreto per fronteggiare l'emergenza, vivono più di 50mila persone che per 14 giorni non potranno uscire dagli 11 comuni coinvolti del lodigiano.
Oltre a Ilaria Capua, anche Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, invita ad abbassare i toni.
Coronavirus, 'Proteggere gli altri per proteggere se stessi'
Il coronavirus si contrasta opponendogli una reazione di grande coscienza collettiva.
Per la virologa Ilaria Capua, la malattia va trattata come "una probabile brutta influenza", e contrastata con comportamenti improntati a un senso di responsabilità. Ognuno deve fare la sua parte. Regola base, secondo Capua, è proteggere gli altri per proteggere se stessi, quindi lavorare tutti insieme per arginare il contagio.
Per rendere la vita più difficile al virus, in un eventuale picco di contagio, si potrebbe sostituire l’insegnamento diretto con piattaforme tipo Skype o FaceTime. Le aziende potrebbero attuare il tele-lavoro nei casi in cui sia possibile. Anche piccole azioni quotidiane come smettere di fare la spesa potenziando la consegna a domicilio, secondo la virologa, potrebbero incidere a bloccare la diffusione del virus.
Allo stesso modo, si può visitare un paziente da remoto tramite computer. Poi ci sono regole igienico-sanitarie basilari da seguire quali lavarsi le mani o evitare i luoghi affollati se non si stia già bene. Insomma stare a casa, se necessario, serve a rallentare il contagio. La scienziata mette al bando teorie complottiste e fake news. In un tweet, ha scritto che non c'è da piangere, ma questa situazione non va neanche ridicolizzata.
Sento che girano messaggi vocali cretini per spaventare o ridicolizzare la situazione. Non c'è da piangere ma neanche da ridere.#StopFakeNews#PandemicsCost
— Ilaria Capua (@ilariacapua) February 22, 2020
Coronavirus, perché sta colpendo l'Italia
L'esperta sostiene che in Italia stanno emergendo tutti questi casi ora, per il semplice fatto che solo da poco abbiamo cominciato a cercarli, cioè a porci il problema se certe "gravi forme respiratorie simil-influenzali" siano state provocate dal coronavirus o no.
Sino a due settimane fa negli ospedali cittadini non c'erano neanche i test diagnostici per riconoscerlo.
A questo livello di emergenza, si è giunti perché la quarantena imposta a Wuhan è avvenuta con qualche giorno di ritardo rispetto alla partenza di milioni di cittadini per le festività del Capodanno cinese. La sindrome simil-influenzale si è diffusa in Cina e da lì in Asia, specie in Giappone e Corea, e poi in altri Paesi. Il problema dell'infezione è che può succedere che non si sappia d'averla. Secondo la virologa, la sindrome simil-influenzale starebbe circolando abbastanza indisturbata confusa con una banale influenza.
Coronavirus, 'Una follia che farà male'
Un'altra scienziata mette in guardia su un virus peggiore, quello dell'ignoranza.
Si tratta di Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, il laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, centro di riferimento per i contagi in Lombardia. La dottoressa, con il suo staff, da giorni sta analizzando campioni di possibili casi di coronavirus. Lamenta che in continuazione arrivino campioni, le sembra una follia che farà molto male soprattutto dal punto di vista economico. A preoccuparla, è il fatto che si sia scambiata un'infezione appena più seria di un'influenza per un pandemia. "Leggete! Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per coronavirus, uno". Intanto, però, i decessi sono saliti a tre.