La giuria del tribunale penale di Manhattan ha giudicato colpevole l’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein di due capi di imputazione su cinque: il crimine di violenza carnale di primo e terzo grado. Per il primo atto d’accusa il magnate hollywoodiano potrebbe rischiare dai cinque ai venticinque anni di prigione, mentre per la seconda accusa fino a quattro anni di carcere o libertà condizionata.

La giuria si pronuncia su Harvey Weinstein

Cinque donne e sette uomini della giuria della Corte Suprema di New York, riuniti in camera di consiglio per 26 ore e mezzo, hanno raggiunto l’unanimità su tutti i capi d’accusa contro Weinstein.

I giurati hanno assolto l’ex produttore dall’accusa di violenza di primo grado nei confronti dell’ex aspirante attrice Jessica Mann. Invece, hanno dichiarato colpevole Weinstein per l'aggressione di primo grado dell'ex assistente Miriam Haleyi. Entrambe le vittime erano state violate ripetutamente, quando ancora erano giovani donne.

Oltre a ciò, gli agenti della Corte hanno definito Weinstein non colpevole per l’accusa più grave, quella di “aggressione sessuale predatoria”, e gli hanno evitato l'ergastolo. È stata proprio l’attrice dei Soprano Annabella Sciorra ad accusare Weinstein di quest’ultimo atto di colpevolezza, raccontando di essere stata violata negli anni ’90.

Nonostante le sei testimonianze ascoltate in processo agli inizi di gennaio, la procura di New York ha potuto prendere in considerazione solo quelle di Jessica Mann e di Miriam Haleyi (non archiviate per tempistiche), per incominciare le indagini e il processo agli inizi dello stesso mese.

L'ex produttore si è sempre dichiarato innocente di fronte a tutti i cinque capi d’accusa, tuttavia gli avvocati non gli hanno dato la possibilità di testimoniare.

Il movimento #Metoo vince

Tre anni fa il New York Times e il New Yorker pubblicavano le prime testimonianze di donne abusate contro Weinstein. Da quel famoso ottobre 2017 il numero delle donne che aveva denunciato l’ex produttore è cresciuto fino a 150.

Perciò, persone celebri dello spettacolo si sono mosse per creare il movimento #Metoo. Un’azione femminista di importanza internazionale, che ha dato la possibilità a migliaia di vittime in tutto il mondo di parlare delle violenze subite nel mondo del Cinema, dello spettacolo, del giornalismo, della politica, dello sport e così via.

Grazie alle centinaia di testimonianze degli ultimi anni, ricavate dai media, in questi giorni la giuria di New York ha messo la parola fine ad una delle tante storie crudeli di Hollywood. Si tratta di quella più importante, che ha dato il via ad un processo mediatico e giuridico contro molti magnati appartenenti ad ambienti famigerati. Questi ultimi sono stati colpevoli di aver violato tante giovani vittime, che si sono dovute sottomettere alle loro sevizie, per non vedere stroncata la propria carriera per colpa di un “no.”

Le reazioni dopo il verdetto

Il verdetto è stato accolto tra gli applausi di molte celebrità, come da parte della giornalista del New York Times, Jodi Kantor, la quale ha vinto il Pulitzer per lo scoop su Weinstein.

Ma il procuratore di New York Cyrus Vance Jr., responsabile per aver incominciato il processo contro Weinstein, non si è sentito completamente soddisfatto. Sebbene abbia rivolto parole positive verso le "donne coraggiose" che hanno denunciato Weinstein, ha aggiunto che i casi di violenza sono sempre difficili da trattare. È la parola di lei contro quella di lui, senza esserci quasi mai prove fisiche a sostegno.

D’altro canto, l’avvocato dell'ex produttore 67enne Donna Rotunno ha già annunciato che ricorreranno in appello, specificando che per lei la battaglia non è ancora finita. Da questo momento in poi la parola andrà al giudice della Corte Suprema di New York Jason Burke, che ha già predisposto la data per emettere la sentenza - l’11 marzo.

Fino a quel momento, il magnate hollywoodiano aspetterà la condanna in prigione.

A seguito della sentenza di New York, Weinstein dovrà cominciare anche un secondo processo in California per rispondere a quattro capi d’imputazione.