La ricerca scientifica da sempre insegue il sogno di un’eterna giovinezza, per allungare l’aspettativa di vita o quanto meno ridurre al minimo gli inconvenienti della vecchiaia. Un nuovo studio sulle cellule umane, presentato in questi giorni, sembrerebbe aver raggiunto un punto di svolta epocale: infatti, un’equipe di scienziati dell'università di Standford, sotto la guida del biologo Vittorio Sebastiano, sarebbe riuscita ad ottenere il ringiovanimento di cellule umane attraverso l’utilizzo di una miscela di proteine che caratterizzano lo sviluppo embrionale.

I risultati di questa tecnica innovativa sono stati appena pubblicati sulla rivista Nature Communications e potrebbero aprire scenari inediti nella cura di tutte quelle patologie legate all’avanzare dell’età.

Una nuova tecnologia per ringiovanire le cellule

In pratica, il team di ricercatori avrebbe studiato e messo sotto brevetto una nuova tecnologia per la riprogrammazione epigenetica delle cellule, capace di riparare tutti quei danni in organi e tessuti dovuti al passare degli anni. Quindi, potrebbero aprirsi nuove strade nella cura di molte delle malattie legate alla vecchiaia intervenendo sulle cellule adulte attraverso una loro trasformazione che porterebbe a farle ringiovanire. Per dar vita a questo processo, durante gli esperimenti le cellule sono state trattate per due settimane con un cocktail di proteine ringiovanenti, che normalmente si manifestano durante lo sviluppo embrionale.

Le cellule vengono esposte ad un mix di proteine

Come detto, alla guida dell’equipe che ha portato a termine questa rivoluzionaria ricerca c’è un biologo italiano: il professor Sebastiano – 42 anni, sposato con due figli piccoli – si è laureato a Pavia, dove ha conseguito anche il dottorato, e poi è partito per l’estero, come molti dei più promettenti studiosi del nostro Paese.

Ha ottenuto il primo incarico presso il Max Planck Institute a Münster, in Germania. “Volevamo portare indietro l’orologio biologico – spiega il ricercatore – così abbiamo scoperto che, controllando con precisione il tempo di esposizione alle proteine, è possibile ottenere il ringiovanimento di diverse tipologie di cellule umane”.

Nel corso degli esperimenti si è notato che, dopo un trattamento di quattro giorni, le cellule sono ringiovanite a livello genetico di qualche anno, con alcuni picchi significativi, come i tre anni e mezzo per quelle della pelle e addirittura i sette anni e mezzo per le cellule che rivestono le cavità dei vasi sanguigni. Ma non solo: anche il metabolismo di questi elementi base è notevolmente migliorato.

Riscontrati benefici anche per le cellule del muscolo

Gli studiosi si sono spinti oltre nei loro esperimenti: hanno provato anche a trattare allo stesso modo – a quanto pare con buoni risultati – le cellule staminali del muscolo, che con il passare degli anni normalmente vedono ridurre la propria capacità rigenerativa.

Le staminali sono state prelevate da topi più anziani e quindi "ringiovanite" in provetta; poi, una volta reimpiantate, avrebbero fatto recuperare agli animali lo stesso vigore degli esemplari più giovani. Infine, si è voluto applicare questa tecnica innovativa alla cartilagine umana danneggiata da patologie come l’artrite: anche in questo caso il miscuglio di proteine avrebbe portato ad una riduzione delle molecole infiammatorie, permettendo alle cellule di funzionare meglio.