Paura per un incendio a Gallarate, nel pomeriggio di sabato 21 marzo. In un paesaggio già reso spettrale dalle limitazioni in vigore per fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso, verso le 13 un’imponente colonna di fumo si è sollevata nel cielo: in molti nelle vicinanze hanno notato la grande nuvola nera, visibile anche da una distanza di decine di chilometri. Infatti sono bruciati alcuni reparti della Gallazzi, una fabbrica di materie plastiche specializzata nella produzione di rotoli in Pvc. A quanto pare il rogo avrebbe avuto inizio in un’area produttiva per poi propagarsi.

Probabilmente l’olio utilizzato durante la lavorazione ha iniziato ad andare a fuoco, alla presenza di diversi operai che hanno avuto il tempo di fuggire e dare l’allarme. L’incendio è stato spento dopo alcune ore; tuttavia si teme per le emissioni di materiali nocivi nell’aria, anche se il pericolo di una contaminazione da diossina al momento sembra essere scongiurato.

Ci sono volute diverse ore per domare l’incendio

Dopo la richiesta d’aiuto degli operai, diverse squadre di vigili del fuoco, provenienti da Varese e dagli altri distaccamenti della zona, sono accorse presso lo stabilimento situato nel quartiere di Cedrate, quasi al confine con il comune di Cassano Magnago. C’è voluto parecchio tempo prima che l’acqua e la schiuma lanciate dai mezzi dei pompieri riuscissero a spegnere l’incendio, quando ormai era sera.

Nel frattempo sono giunti sul posto anche i carabinieri, gli uomini dell’Arpa e della Protezione civile, che hanno cercato di capire se il rogo avesse sprigionato sostanze nocive.

In via precauzionale il sindaco Andrea Cassani, utilizzando anche i social, ha chiesto alla popolazione di Gallarate di rimanere in casa, evitando di aprire le finestre.

I risultati delle analisi effettuate dopo l’incendio

Il personale dell’Arpa ha effettuato diverse analisi sul posto, dalle quali è emerso che il fuoco non ha generato emissioni pericolose nell’aria. Secondo i primi esami l’incendio è stato provocato da un’esplosione accidentale, avvenuta durante le operazioni di manutenzione dei macchinari.

Come detto, a sprigionare il fumo sarebbe stato l’olio utilizzato negli impianti e non il prodotto finito.

L’assessore regionale all’Ambiente e Clima della Lombardia, Raffaele Cattaneo, ha anche assicurato che lo stato dell’aria nella zona del rogo sarà monitorato dall’Arpa anche nelle prossime ore, per verificare l’eventuale presenza di agenti inquinanti.

Preoccupazione anche nei vicini comuni del Piemonte dove i sindaci – come ha rivelato Andrea Baldassini, primo cittadino di Oleggio – hanno ricevuto assicurazioni dalle autorità sulla mancanza di rischi per la popolazione, non essendo stati riscontrati eventuali addensamenti tossici.

Si teme che l’incendio possa aver provocato emissioni di diossina

A destare timore è soprattutto il materiale prodotto dall’azienda in cui è avvenuto l’incendio: infatti il Pvc (polivinilcloruro) durante la combustione produce diossina, una sostanza estremamente tossica e nociva per la salute. Fortunatamente le fiamme non hanno interessato i magazzini, ma solo i reparti di produzione, anche se le elevate temperature rilevate dai vigili del fuoco potrebbero aver favorito lo sprigionarsi di esalazioni pericolose.

Come ha spiegato il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Roberto Cenci, professore di Ecologia all’Università degli studi di Milano, nelle prossime ore saranno necessari nuovi prelievi e altre analisi per verificare l’assenza di ogni pericolo. Nel frattempo è consigliabile non consumare le verdure coltivate nei campi intorno alla fabbrica, perché potrebbero essere contaminate.