Una cosa è certa. il movimento femminista americano #metoo ha vinto. Il personaggio in questione è il 67enne ex produttore cinematografico statunitense Harvey Weinstein, che è stato condannato complessivamente a 23 anni di reclusione per aver violentato due donne. La sentenza è stata pronunciata dal presidente James Burke, affiancato da sette uomini e cinque donne della giuria che hanno aiutato il giudice ad emettere un verdetto che è stato definito storico per la giustizia americana, pronunziato in un aula del 15° piano della Corte Suprema di Manhattan.

I fatti che hanno portato al processo l'ex potente del mondo cinematografico Usa

E' stato l'uomo più influente del cinema americano, eppure la sua sete insaziabile di avere delle ragazze, possibilmente giovani, lo ha rovinato fino a portarlo in prigione. I fatti che hanno portato ad avere una sentenza così dura sono stati due. La prima condanna è stata di 3 anni per stupro di terzo grado avvenuto nel 2013 ai danni dell'aspirante attrice Jessica Mann, con un rapporto definito non consenziente. Il delitto più grave che ha commesso è stato l'aggressione nei confronti della sua collaboratrice diretta Miriam Hailey, con la quale ha tenuto un atteggiamento violento ed aggressivo in un amplesso al limite del lecito consentito, avvenuto nel lontano 2006.

Da allora l'ex segretaria di Weinstein si è dimessa e non l'ha più incontrato se non in occasione del processo. Per questo ha ricevuto la pena di 20 anni di reclusione. Il presidente del tribunale ha stabilito che le due condanne devono essere scontate consecutivamente.

La reazione delle vittime che lo hanno denunciato

Delle 105 signore vittime delle sue molestie, soltanto sei hanno trovato il coraggio di assistere alle udienze che hanno poi portato alla condanna.

I capi di imputazione sono stati in totale cinque. Il 24 febbraio la stessa giuria, dopo 49 giorni di dibattimento in aula del procedimento cominciato il 6 gennaio, lo ha prosciolto da tre, tra i quali l'accusa pesante di essere un "predatore sessuale" che gli sarebbe costata sicuramente l'ergastolo. Tra coloro che hanno avuto la sventura di incrociarlo sia personalmente che professionalmente, è mancata in tribunale un'attrice italiana, la figlia del regista del noir Dario Argento, Asia.

Lei non è riuscita ad essere presente, pur essendo stata una delle sue grandi accusatrici. Intanto per l'ex produttore inizierà a breve un altro processo, e questa volta la sede dove sarà giudicato è Los Angeles. Attualmente l'uomo è ricoverato nel reparto sanitario del carcere di Rikers Island, in quanto recentemente operato al cuore.