L'emergenza Coronavirus in Italia continua a creare panico. Un caso eclatante è avvenuto nella città di Messina dove da qualche giorno si stanno vivendo momenti di ansia per la paura del contagio. Stando alle ultime notizie pubblicate online da alcune testate locali, si teme lo scoppio di una bomba epidemica da quando, nella tarda serata del 16 marzo, è emerso che una nutrita comitiva di cittadini messinesi è rientrata da una vacanza a Madonna di Campiglio con un volo Bergamo-Catania del 7 marzo. Secondo quanto riportato dalle testate e diffuso anche dal sindaco Cateno De Luca sul suo profilo social, il rientro dalla 'zona rossa' sarebbe stato taciuto alle autorità locali che adesso temono per l'incolumità dei cittadini.
La notizia ha suscitato scalpore poichè, tra i 'vacanzieri' tornati a lavorare normalmente dopo il rientro, c'erano anche alcuni medici. Il primo soggetto risultato positivo è un anestesista che, stando alle fonti, non si è autodenunciato e ha ripreso a svolgere le sue attività giornaliere.
Anestesista positivo al Coronavirus ha continuato a lavorare anche dopo il rientro
La paura del contagio da Coronavirus è sempre più alta, soprattutto a causa del comportamento scorretto e 'contra legem' di alcuni cittadini che, secondo comunicazioni ufficiali arrivate dalle massime autorità locali, pare non si attengano alle disposizioni contenute nel DPCM dell'8 marzo 2020. Nella città di Messina il rientro di una comitiva di stimati professionisti da una settimana bianca a Madonna di Campiglio ha diffuso il panico tra i cittadini per i retroscena della vicenda che è venuta fuori soltanto il 16 marzo quando è stato reso pubblico che un cinquantenne positivo al Coronavirus era stato ricoverato il 14 marzo all'ospedale Papardo di Messina.
Si tratta di un medico anestesista in servizio presso il Policlinico Universitario che nei giorni scorsi si è anche recato in un centro diagnostico del comune di Santa Teresa di Riva. Ciò ha portato alla chiusura del centro e alla messa in quarantena di tutti i dipendenti e dei pazienti che sono stati visitati dal medico. L’A.O.U.
Policlinico 'G. Martino' di Messina, una volta appreso che uno dei suoi dipendenti è risultato positivo al Coronavirus, ha comunicato di aver subito messo in atto le misure di sanificazione della struttura e di contenimento per i pazienti e i colleghi venuti a contatto con il contagiato. Dalla notizia del ricovero dell'uomo è emersa tutta la vicenda celata alle autorità locali.
Il sindaco ha dichiarato che la comitiva era composta da professionisti e notabili di Messina e che tra loro erano inclusi anche medici di famiglia e impiegati presso le strutture ospedaliere della città che hanno omesso il loro rientro alle autorità competenti e sono tornati alle loro attività come se nulla fosse.
La paura del contagio da Coronavirus a Messina: dalle indagini della Polizia Municipale sono emersi 116 nominativi
Alcuni componenti della comitiva sono, secondo quanto dichiarato dal sindaco De Luca, professionisti molto noti a Messina che, dopo aver trascorso una settimana bianca a Madonna di Campiglio dal 29 febbraio al 7 marzo, sono partiti da Bergamo e hanno violato l’obbligo di comunicare il proprio rientro all'ASL e di isolarsi in quarantena per 14 giorni, come disposto dal DPCM 8 marzo 2020 artt.
3 e 5 e dalle ordinanze del Presidente della Regione Sicilia n.3 del 08.03.2020. Si tratta di medici, avvocati e tanti altri notabili della città che non si sono autodenunciati e sono venuti a contatto con tante persone nello svolgimento delle loro attività. La Polizia Municipale e l'Asp di Messina sono attualmente al lavoro per individuare i componenti della comitiva tornata dal Trentino e accertare quanti di loro hanno avvertito le autorità competenti. Fino ad ora, dalla collaborazione tra il Comune e la Questura di Trento interpellata per conoscere le strutture alberghiere o B&B che hanno accolto i messinesi partiti il 29 febbraio, si è riusciti a stilare un elenco di 116 nominativi. Il sindaco ha diffuso sul suo profilo social la comunicazione trasmessa dall'Asp di Messina la quale ha dichiarato che soltanto 21 persone hanno rispettato i termini per l'autodenuncia, mentre altri 19 hanno contattato l'azienda sanitaria oltre i termini stabiliti dal DPCM.
Il resto dei componenti non ha effettuato alcuna comunicazione. Si teme per l'incolumità dei cittadini, poichè il mancato rispetto delle regole potrebbe provocare un considerevole aumento dei contagi da Coronavirus.