All'interno del Palazzo di Giustizia di Messina si aggirava una 'talpa', questa dava delle informazioni private su diversi magistrati ad alcuni imprenditori. La spia era un uomo che faceva l'autista ad un magistrato, ed è stato accusato di corruzione ed è ora stato posto ai domiciliari dalla Squadra Mobile di Messina. L'uomo lavorava nella direzione distrettuale dell'antimafia della città siciliana e, secondo la ricostruzione di alcuni magistrati, aveva fornito delle informazioni relative agli spostamenti degli stessi magistrati per cui lavorava.

Dalle indagine condotte dalla Squadra Mobile emerge che l'autista avrebbe venduto queste informazioni in cambio di un posto di lavoro per una persona a lui vicina. Le richieste di tangenti sono state riprese dalle cimici che erano state installate dagli investigatori. Da queste intercettazioni emergono diverse conversazioni riguardanti la richiesta di favori e soldi in cambio di informazioni sensibili. Dalle intercettazioni ambientali è inoltre emerso che a un dirigente del Genio Civile di Messina era stato proposto un soggiorno in un albergo di lusso e altri vantaggi, in cambio di alcune soffiate. Inoltre, è stato posto agli arresti domiciliari anche un ex assessore della città da cui prende il nome l'omonimo stretto, ovvero Giorgio Muscolino, accusato di aver accettato denaro in cambio di appalti per dei lavori su un parcheggio presso il palazzo popolare.

Lui era stato un ex-assessore della lista di Giuseppe Buzzanca ed era stato anche un consigliere comunale per l'Udc. Oltre a questo aveva lavorato a stretto contatto con l'ex deputato Pippo Naro, e anche all'ex ministro Gianpiero D'Alia.

L'inizio dell'inchiesta

L'inchiesta, nome in codice 'Ottavo cerchio', é stata messa in azione dalla Squadra Mobile la sera di capodanno, quando erano stati sparati dei colpi d'arma da fuoco contro a una tabaccheria ormai chiusa, in zona Camaro.

All'inizio, la polizia aveva ipotizzato si fosse trattato di un atto intimidatorio nei confronti dei titolari dell'attività commerciale per un possibile caso di estorsione. Durante questa indagine, però, è emerso un legame tra il titolare dell'azienda in questione, che aveva negato di aver subito dei tentativi di estorsione, e altre 2 persone, una delle quali pregiudicata.

Dalle intercettazioni ambientali effettuate in seguito è emreso che i tre (Ferrante, il titolare del tabacchino, Tavilla e Fiorentino, rispettivamente un commerciante pregiudicato e la moglie) era in corso un giro quantomai 'sospetto'. Grazie a delle intercettazioni è poi emerso un giro di tangenti per informazioni e appalti che riguardavano le ditte edili della zona, collegate a altri due imprenditori, Micali e Francalanza, che facevano riferimento ai tre messinesi. Le indagini si sono successivamente allargate coinvolgendo 14 persone e portando all'arresto di 11 di loro. Tra le varie cose apprese in seguito alle indagini condotte dalla Squadra Mobile e dal Procuratore capo di Messina, Maurizio De Lucia, pare che un imprenditore si fosse messo d'accordo con un funzionario del Genio Civile della città di pagare duemila euro ogni volta che un appalto fosse stato vinto dalla sua impresa.