La svolta arriva dopo la pandemia da Coronavirus: per la prima volta nella storia della Repubblica popolare cinese, cani e gatti sono stati esclusi dall'elenco ufficiale degli animali commestibili. Per la prima volta, istituzioni governative affermano che cani e gatti vanno trattati come animali da compagnia, e non come bestiame. L'iniziativa, mentre la città di Wuhan festeggia la fine della quarantena e il ritorno di 11 milioni di abitanti alla vita normale, arriva dal ministero dell'Agricoltura e degli Affari rurali.

Il dicastero ha diffuso l'innovativo testo, che è contenuto in una proposta di legge, lo scorso mercoledì, in vista di una fase di consultazione aperta in cui si accolgono suggerimenti e integrazioni da parte della popolazione.

E' il secondo provvedimento che segna un nuovo corso per la Cina, dopo che lo scorso 24 febbraio è stato proibito a livello nazionale il consumo di animali selvatici. Proprio dal mercato di animali vivi di Wuhan, sarebbe partita la pandemia che sta sconvolgendo l'Europa e il mondo.

Cina, proposta di legge per vietare consumo di carne di cane

Da quel che si sa, finora cani e gatti erano mangiati da una minoranza della popolazione cinese, quella che vive in zone rurali, povere, se non poverissime. Una barbarie comunque inconcepibile per associazioni animaliste e organizzazioni internazionali che da anni si battono per contrastare il fenomeno. Ora è la Cina stessa, dopo lo tsunami coronavirus e le polemiche sui mercati di animali vivi, a voler fare un balzo in avanti nella modernità e cancellare definitivamente alcuni tratti arcaici della propria cultura alimentare.

Presto, il divieto di consumare carne di cane e di gatto potrebbe diventare legge nazionale. A livello governativo, qualcosa si muove: mercoledì, infatti, il ministero dell'Agricoltura e degli Affari rurali ha emesso il nuovo “catalogo nazionale delle risorse di bestiame e pollame”, in cui per la prima volta non compaiono più né cani né gatti.

Nel catalogo, rientrano 31 animali destinati ad uso alimentare, tra cui anche suini, bovini, ovini, pollame e cammelli, non più gli animali domestici, e si fa una distinzione tra loro e il bestiame, ovvero gli animali che possono essere commerciati legalmente per la carne, la pelliccia o per ragioni mediche.

Nel provvedimento ministeriale è scritto: "Con il progresso della civiltà umana e la preoccupazione e l’attenzione della gente per la protezione degli animali, i cani sono passati dall’essere animali domestici tradizionali ad essere animali da compagnia".

Al momento, però, non vige il divieto su scala nazionale di consumare carne di cane o gatto: la proposta di legge è sottoposta a consultazione popolare fino all'8 maggio. Dopo quella data, se la bozza verrà approvata, i governi locali dovranno decidere se vietare o meno il consumo di carne di animali domestici

Cina, il caso di Shenzen prima città dove la pratica è illegale

Prima in Cina, la città di Shenzhen che si trova nella parte sud orientale del Paese, ha messo al bando il commercio e il consumo di carne di cane e gatto. Nella capitale cinese dell'elettronica, sarà ufficialmente vietato dal 1 maggio cibarsi di questi animali perché "cani e gatti hanno stabilito una relazione molto più stretta con gli umani rispetto a tutti gli altri animali, e vietarne il consumo è una pratica comune nei paesi sviluppati".

Una novità accolta favorevolmente da Teresa Telecky, vice presidente della Humane Society International che si augura che l'esempio di Shenzen venga seguito anche da altre città cinesi. "La produzione di carne di cane non causa solamente enormi sofferenze agli animali, ma alimenta il crimine, e pone un rischio concreto alla salute delle persone che potrebbero contrarre la rabbia o il colera mangiandoli”, ha detto Telecky. Secondo la Humane Society International, ogni anno in Cina dai 10 milioni ai 20 milioni di cani sono rapiti alle famiglie umane, e uccisi per la loro carne. Migliaia di questi animali sono macellati durante il 'Festival' che si svolge a giugno a Yulin.

Cina, divieto di mangiare animali selvatici

Un primo cambiamento epocale, si è avuto Il 24 febbraio quando il governo cinese ha emanato il divieto assoluto di consumo di animali selvatici e bandito il commercio illegale, per tutelare la vita e la salute delle persone. Non si ha ancora la certezza definitiva, ma per gli scienziati il virus sconosciuto ha fatto il suo passaggio di specie dall'animale all'uomo, proprio nel mercato di animali selvatici di Wuhan che ha chiuso i battenti dopo lo scoppio del Covid-19. I primi casi di polmonite atipica a gennaio, furono riscontrati proprio tra i lavoratori del mercato dove erano venduti pipistrelli, serpenti ma anche pangolini.

Secondo il divieto, la fauna selvatica terrestre ha un valore ecologico, scientifico e sociale e non può essere consumata come cibo.

In Asia, è in atto un cambiamento oltre che normativo della coscienza collettiva. A marzo, il WWF ha fatto un sondaggio coinvolgendo un campione di 5 mila partecipanti provenienti da Hong Kong, Giappone, Myanmar, Thailandia e Vietnam. L'82% degli intervistati è estremamente preoccupato per l'epidemia, oltre il 90% degli intervistati nel sud-est asiatico e ad Hong Kong, è favorevole ad una chiusura da parte dei governi dei mercati, illegali e non, di fauna selvatica, come al consumo di questa carne.