Sono parole precise e puntuali quelle che Andrea Urbani, Direttore Generale del Ministero della Salute, ha utilizzato durante un'intervista al Corriere della Sera in edicola oggi 21 aprile. Secondo l'uomo non c'è stato nessun ritardo nelle decisioni assunte dal Governo per contrastare la pandemia provocata dal nuovo Coronavirus, ogni decisione presa è stata infatti calmierata allo stato di avanzamento in cui si trovava in quel momento l'epidemia.

Secondo Urbani, già dallo scorso mese di gennaio, esiste infatti un piano secretato suddiviso in tre fasi per poter contrastare la malattia.

Se non si fosse proceduto con le zone rosse, l'Italia avrebbe rischiato di fare i conti con un numero di decessi quantificato dal dg tra le 600 e le 800mila unità.

Il dg del Ministero della Salute: 'Uno tsunami in Lombardia'

Alla domanda su come mai in Lombardia ci siano stati molti casi, Urbani ha riferito che certamente si poteva fare di meglio, ma che "siamo stati investiti da uno tsunami". Il dg ha ricordato che l'Italia è stato il primo Paese in Europa a fare i conti con questa malattia sconosciuta e sottolineato come fin da subito lo Stato avesse un piano anti propagazione del contagio.

Sin da quando i due cinesi sono stati ricoverati con i sintomi del Covid-19 allo Spallanzani di Roma, autentico inizio dell'incubo in Italia, l'Esecutivo ha deciso di assumere decisioni proporzionate allo stato di emergenza in corso.

"In quell'occasione, col senno di poi, sarebbe stato forse opportuno adottare immediatamente il lockdown" ha sottolineato Urbani che non ha però mostrato dubbi sul fatto che le Autorità Italiane abbiano agito nel migliore dei modi, a confermarlo uno studio dell'Imperial College - citato dallo stesso Urbani nel suo intervento - che ha stabilito che se l'Italia non avesse adottato queste misure restrittive si rischiavano, come già detto in apertura, tra i 600.0000 e gli 800.000 morti.

Il 5 gennaio fu inviata una comunicazione a Regioni e Ministeri

Dalle dichiarazioni di Andrea Urbani si apprende che già il 5 gennaio scorso l'Esecutivo aveva inviato una comunicazione sia alle Regioni che ai vari Ministeri in cui si informava che a Wuhan, in Cina, si era scatenata una strana malattia che presentava sintomi quali febbre, difficoltà respiratorie e lesioni ad entrambi i polmoni.

La missiva in questione aveva come oggetto "Polmonite da eziologia sconosciuta – Cina". In tale circolare si faceva riferimento anche alle raccomandazioni inviate allora dall'Organizzazione mondiale della sanità, che riteneva di "evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio in Cina". Solo il 30 gennaio l'Italia decise poi di bloccare i voli dà e per il "Paese del Dragone". Proprio in queste ore il Premier Giuseppe Conte ha comunicato che dal 4 maggio saranno probabilmente allentate alcune misure restrittive e che, ragionevolmente, a partire da quella data, l'Italia potrà cominciare a ripartire.