"I Coronavirus sono un esempio di virus che hanno effettuato il salto di specie". Così scriveva la Regione Abruzzo nel Piano di Prevenzione 2014-2018, in cui l'ente informava che le infezioni di Sars CoV e Mers CoV, e di altri patogeni riconducibili alla famiglia dei coronaviridiae erano già causa di attenzione a livello globale. Entro il 2016 quindi, la Regione doveva approvare una delibera in cui si studiava un piano permanente per difendersi da eventuali infezioni epidemiche riconducibili a questi virus. Il piano prevedeva anche delle misure di sicurezza per gli operatori sanitari coinvolti nelle procedure di assistenza e cura.
Il piano della Regione
Secondo quanto riferito dagli uffici regionali alla stampa locale e nazionale, questa delibera non sarebbe mai arrivata. L'Ente voleva evitare assolutamente pericolosi rischi per la salute pubblica e la riforma in questione sarebbe servita per ridurre i decessi dei pazienti e per avere una certa velocità per rispondere ad eventuali situazioni emergenziali. Nel documento si sottolineava anche il rischio che gli stessi Stati nazionali correvano qualora ci fosse stato un forte tasso di ospedalizzazione causato sia da nuovi agenti infettivi che da altri già conosciuti. Tale situazione avrebbe avuto un impatto negativo sulle economie di intere nazioni, in quanto queste malattie provocano delle infezioni abbastanza gravi alle vie respiratorie, per cui sarebbe stato necessario avere a disposizione molti posti in terapia intensiva.
Il documento informava anche su come difendersi da queste malattie: in assenza di un vaccino o di una cura, le uniche armi disponibili per lottare contro questi patogeni respiratori, sarebbero state la quarantena e l'isolamento. Il Piano prevedeva anche il controllo di tutti i Pronto Soccorso della regione: qui si dovevano identificare a priori delle aree apposite per il triage e per la cura dei pazienti a rischi respiratorio.
Erano previste apposite camere di isolamento
Dal documento, riportato anche in parte dall'agenzia Ansa sulle sue pagine online, si apprende di come il Piano per la Prevenzione, entro il 2018, dovesse individuare, all'interno dei nosocomi regionali, appositi spazi dove creare delle camere di isolamento permanenti pronte ad ospitare pazienti con malattie respiratorie infettive.
Tutti i presidi, infine, dovevano essere dotati di strumenti diagnostici, radiologici e microbiologici in modo da poter condurre tempestivamente i test sui pazienti e quindi isolarli dal resto della struttura. Il Piano fu approvato nel 2015, modificato nel 2016 e poi prorogato anche per il 2019 nel 2018. Al momento, in tutta la regione, l'attuale epidemia di Covid-19 ha causato oltre 1.000 contagiati e 153 vittime.