La rapida evoluzione della pandemia da Coronavirus ha costretto la Chiesa ad adottare alcune particolari modifiche alla liturgia prevista dalle norme di questo Venerdì Santo, adeguandosi alle indicazioni e ai suggerimenti già definiti e comunicati ai Vescovi con precedenti decreti.
Come è noto, il Santo Padre ha voluto comunque celebrare la Santa Pasqua nella data stabilita, evitando di posticiparla, ma ha previsto nel contempo che i Vescovi e i sacerdoti celebrino i riti della Settimana Santa senza il concorso del popolo, evitando dunque possibili assembramenti e spostamenti di numeri considerevoli di persone.
Ai fedeli è consentita la possibilità di unirsi in preghiera nelle proprie abitazioni attraverso l'ausilio dei mezzi di comunicazione, che trasmettono in diretta le celebrazioni del Triduo Pasquale; utile in questo periodo anche la fruizione sui principali social network.
La liturgia della Parola del Venerdì Santo
Il rito in programma questo pomeriggio si apre con l'ingresso del sacerdote e dei ministri, i quali, giunti all'altare, si prostrano a terra meditando la Passione del Signore. Recatisi poi sul presbiterio, il celebrante recita l'orazione che apre la celebrazione.
La prima lettura dell'azione liturgica dell'adorazione della Croce è tratta dal libro del profeta Isaia: si tratta della grande profezia del servo sofferente, che si immedesima nel Cristo, uomo dei dolori.
Egli si è addossato i nostri peccati, offrendosi in sacrificio per noi: la sua morta darà vita nuova alla Chiesa.
Il salmo responsoriale del giorno riporta le parole di Gesù sulla Croce: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. È il motivo che accompagna ogni cristiano credente in questo Venerdì Santo. La seconda lettura è tratta dalla lettera agli Ebrei: la sofferenza e la morte del Messia diventa salvezza per tutti coloro che credono in lui.
Il Vangelo è sostituito dalla Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni: si recitano gli ultimi istanti di vita del Signore, attraverso la lettura dialogata che già la Chiesa ha sperimentato nella Domenica delle Palme. Il tradimento di Giuda, la condanna infame e la crocifissione vengono accolti da Gesù con animo generoso: la vittoria sulla morte è la vittoria dell'amore.
La preghiera universale del Venerdì Santo
La liturgia prosegue poi con la proclamazione della preghiera universale, dove la Chiesa prega per la Santa Chiesa, per il Papa, per gli ordini sacri e i fedeli, per i catecumeni, per l'unità dei cristiani, per gli Ebrei, per i non cristiani, per coloro che non credono in Dio, per i governanti, per i tribolati.
In piena emergenza epidemiologica da Coronavirus, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha disposto con apposito decreto che, nella preghiera universale, i Vescovi avranno cura di approntare una particolare attenzione per chi si trova in situazione di smarrimento, per i malati e i defunti.
Il rito del Venerdì Santo: l'adorazione della Croce
A seguire i ministri ai piedi dell'altare ricevono la Croce velata, che man mano scopriranno intonando o invitando i presenti all'adorazione con la seguente antifona: Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, Salvatore del mondo. Ad ogni invocazione viene svelata una parte della croce: prima la parte superiore, poi il braccio destro ed infine completamente. I presenti risponderanno ogni volta: Venite, adoriamo.
Le disposizioni della Congregazione per il Culto Divino vietano l'adorazione comunitaria della Croce: in particolare il bacio sia limitato al solo celebrante, mentre i concelebranti potranno fare il proprio atto di venerazione al Crocifisso direttamente dal proprio posto.
Nel frattempo, ove possibile, si cantano alcune antifone o canti adatti come Adoriamo la tua croce, i Lamenti del Signore o l'Inno.
La liturgia termina con i riti di comunione come al solito: il diacono, se presente, o un sacerdote riporta il Santissimo Sacramento all'altare, poi a seguire ci sarà la distribuzione della comunione ai soli presenti ed infine il celebrante, dopo l'orazione, congeda l'assemblea con la benedizione riportata sul Messale Romano.