La pandemia da Coronavirus ha fatto venire alla luce quel che accade da anni in Ucraina: un mercato di madri surrogate, caratterizzato dall’assenza di ogni tutela verso i diritti dei neonati. Infatti sono in tanti i bimbi che in questi giorni di lockdown sono bloccati nel paese, ospitati in alcuni alberghi di Kiev, in attesa dei cittadini stranieri che hanno pagato per farli nascere e che ora non possono andare a prenderli. Nelle scorse ore Mykola Kuleba, il commissario incaricato dal presidente ucraino di occuparsi dei diritti dei bambini, è intervenuta sui social denunciando la situazione dei piccoli ospitati in hotel.
“La maternità surrogata non rispetta i diritti dei bimbi – ha scritto – l’Ucraina è ormai diventata un negozio online per la vendita internazionale dei neonati”. Inoltre Kuleba ha aggiunto che al momento si ignora la reale portata di questo fenomeno, che resta in gran parte sommerso.
I neonati ospitati in hotel a Kiev
Ci sono un centinaio di bimbi “commissionati” da cittadini stranieri, che però non possono entrare nel paese per andarli a prendere, viste le norme stringenti per combattere la pandemia di Covid-19. Inoltre, se queste misure non saranno allentate nelle prossime settimane, il numero potrebbe crescere, fino a svariate migliaia. I neonati non sono stati ancora registrati all’anagrafe e al momento non hanno una nazionalità, un nome e nemmeno un tutore legale.
Secondo le autorità ucraine, sono 51 i piccoli ospitati nella hall dell’Hotel Venezia a Kiev: sono tutti nati in seguito all’intermediazione dell’agenzia Biotexcom, il maggiore operatore locale del settore. Le coppie che si sarebbero rivolte alla maternità surrogata arriverebbero da 12 Paesi: Italia, Stati Uniti, Cina, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Bulgaria, Austria, Romania, Portogallo e Messico.
Attualmente cinquanta cliniche in Ucraina offrono questo servizio a prezzi molto competitivi rispetto ad altri paesi, come gli Stati Uniti: fra i 40.000 e i 65.000 euro, mentre negli Usa servizi simili possono raggiungere i 150.000 dollari. In più, negli ultimi anni, a causa della crisi economica molte donne ucraine hanno accettato di fare da madri surrogate, per un compenso di circa 30.000 euro.
I tentativi di risolvere il problema dei neonati
Al momento il problema dei neonati “abbandonati” in hotel non ha trovato ancora una soluzione: le autorità ucraine si sono messe in contatto con le diverse ambasciate dei paesi delle coppie che avevano pagato per farli nascere. La situazione è complessa perché, ad esempio, la Francia e l’Italia vietano la maternità surrogata e non possono rilasciare documenti che permetterebbero agli interessati di raggiungere l’Ucraina, nonostante le misure di contenimento del Coronavirus. Nel frattempo l’ambasciatore italiano a Kiev, Davide La Cecilia, ha espresso disagio e preoccupazione per la situazione dei bimbi ospitati in albergo, le cui immagini – definite dal diplomatico “aberranti” – sono state diffuse online dalla Biotexcom.
In Italia si discute sul destino dei neonati di Kiev
Nel frattempo in Italia cresce la polemica sul futuro dei neonati, una volta giunti nel nostro paese. Secondo una sentenza della Cassazione del 2018, bisognerebbe registrare all’anagrafe solo il genitore biologico di questi bimbi. Alcune associazioni, come la Rete italiana contro l’utero in affitto, chiedono che venga rispettato quanto stabilito dai giudici, verificando la disponibilità delle donne ucraine di riprendersi i figli, o in alternativa individuando altre famiglie disposte a crescerli. Altre associazioni, come le conservatrici CitizenGo e Steadfast Onlus, si sono rivolte al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, chiedendo che i neonati siano adottati da persone che ne abbiano diritto e non da chi avrebbe violato la legge, “pur di diventare a tutti i costi genitore”.