Un musicista geniale. Un grande uomo. Un'anima capace di emozionarsi e di far emozionare fino all'inverosimile. Con la sua arte, intrisa di note celestiali e di straordinaria profondità, per anni ha saputo conquistare e affascinare i palcoscenici più prestigiosi, dal Teatro Bolshoij di Mosca al New York City Ballet, dalla Royal Opera House alla Wiener Staatsoper, dal Teatro Regio di Torino all'Auditorium Parco della Musica di Roma, solo per citarne alcuni.

Nel 2016, in occasione del Festival di Sanremo, l'Ariston e milioni di telespettatori rimasero incollati agli schermi, trascinati nel meraviglioso vortice della sua musica, afferrati dall'ineffabile magia delle sue parole, catapultati nelle meravigliose stanze della sua esistenza.

Una vita in musica

"Mi chiamo Ezio, nella vita faccio musica, sono nato due volte".

Torinese, classe 1971, Ezio Bosso ci lascia a 48 anni. Nel 2011 era stato operato al cervello a causa di una neoplasia e, successivamente, gli era stata diagnosticata una sindrome autoimmune neurodegenerativa. Un problema che non mai è riuscito a fermarlo:"la malattia non è la mia identità" diceva. E aveva saputo riprendere in mano lo spartito, unico e irripetibile, della sua vita.

Nessun pietismo

La malattia, però, rappresentava per lui un problema ogni qualvolta veniva utilizzata per suscitare una qualsiasi forma di pietismo. Perché Ezio non amava il pietismo. Perché lui era molto di più della sua malattia. Era un maestro che aveva la capacità di sublimare l'attimo, di guidare tutti, con garbo, intelligenza ed eleganza, in mondi che sfuggono all'effimero.

E aveva imparato a vivere il suo problema, il suo "buio", come un'opportunità.

Il corpo, talvolta, pareva non riuscire a contenere l'immensità della sua anima. Un'anima capace di andare oltre, di volare su convinzioni e condizioni umane, di abbattere ogni inutile sovrastruttura. Quando Ezio suonava, la disarmonia dei gesti si trasformava in armonia di vita, le mani tremanti diventavano strumenti di una speciale alchimia tra note e poesia.

Una danza tra vita e musica.

Addio al pianoforte

Nel settembre 2019 la malattia si era aggravata aveva compromesso l'uso delle mani, costringendolo a cessare l'attività di pianista. “Se mi volete bene, smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte e suonare”, con queste parole si era rivolto ai numerosissimi fan che non riuscivano ad accettare la scelta di non esibirsi più in pubblico.

Il suo più grande concerto, la sua più incredibile esibizione è stata la sua vita. Tutti in piedi al cospetto di un maestro che è riuscito a fare la differenza. Con le sue note e con la sua esistenza. Nella gioia e nella sofferenza. E, nonostante il corpo si sia fermato, l'anima di Ezio continuerà a volare sulle ali della sua musica. E quel sorriso contagioso non smetterà di brillare nell'orchestra del cielo.