Salvatore Parolisi vuole diventare avvocato. L'ex caporal maggiore, degradato dall'Esercito dopo la condanna per l'omicidio della moglie Melania Rea, vuole avvalersi dei benefici di legge per uscire dal carcere, non per lavorare ma per studiare. Intende seguire all'università le lezioni di giurisprudenza, facoltà alla quale è già iscritto da tre anni. Da mesi, circolano notizie sulla possibilità che il detenuto possa usufruire di una parziale libertà. La novità è che potrebbe accadere dall'autunno.

Parolisi, da settembre forse all'università

L'ex militare ed istruttore del 235° Reggimento Piceno, nel carcere milanese di Bollate dove è recluso, si è diplomato come perito agrario e prosegue la sua formazione studiando giurisprudenza.

Ora Parolisi vuole andare all'università e frequentare le lezioni come un qualsiasi studente, sia pure accompagnato. Il militare, che oggi ha 41 anni, si è sempre professato innocente, anche dopo tre gradi di giudizio e la condanna definitiva a 20 anni per aver ucciso la moglie di 29 anni, infierendo su di lei con 35 coltellate. Desidera diventare avvocato per un preciso fine: trovare, tra le carte dell'inchiesta, un indizio che possa portare alla revisione del suo processo, e dimostrare la sua estraneità alla morte della moglie.

Parolisi a gennaio aveva presentato la richiesta di poter uscire dal carcere per seguire le lezioni in facoltà, nell'ambito della formazione universitaria concessa ai detenuti.

La sua pratica si è arenata a causa dell'emergenza coronavirus. Se la pandemia non avesse bloccato tutto, Parolisi avrebbe potuto avere il via libero fin da questo mese. Ora che le circostanze sembrano essere favorevoli, il permesso potrebbe essergli concesso da settembre. Sarà il magistrato di sorveglianza a decidere in merito.

Parolisi, la vicenda giudiziaria

L'ex caporal maggiore è stato arrestato il 19 luglio del 2011. Sua moglie fu trovata senza vita nel bosco di Civitella del Tronto. Lì, la donna era andata a fare una gita con la figlia Vittoria, che allora aveva solo 18 mesi, e il militare. Il 18 aprile, Parolisi denunciò la scomparsa della moglie in circostanze non chiare.

Il corpo di Melania fu ritrovato grazie a una segnalazione. L'ex militare era stato condannato in primo grado all’ergastolo. In appello, la condanna era stata ridotta a trent’anni di reclusione. Infine, dopo il ricorso in Cassazione, eliminata l’aggravante della crudeltà, è stato condannato definitivamente ai vent’anni di carcere che sta tuttora scontando.

Il delitto per il quale è stato condannato, secondo la sentenza maturò a causa della relazione con Ludovica, una soldatessa di 26 anni che addestrava con altre allieve nella caserma di Ascoli Piceno. All'amante, Parolisi aveva promesso che avrebbe lasciato la moglie per lei. Il movente del delitto, secondo la sentenza, starebbe nella volontà di Parolisi di cominciare una nuova vita senza incappare nelle conseguenze economiche e legali di una separazione, o mettere a rischio la sua carriera militare.

Durante le indagini, l'uomo cercò di cancellare le prove del suo rapporto clandestino. In seguito, ha chiesto scusa per aver tradito la moglie, ma non ha mai confessato il delitto. Anzi, ha sostenuto che una volta scontato il debito con la giustizia, troverà l'assassinio di Melania. In un passaggio della sentenza della Suprema Corte, si legge che il comportamento di Parolisi è ritenuto “falso e doppio”, specificando che “doppiezza e falsità costituiscono l’humus psicologico per lo scatenamento della furia omicida”.

Parolisi, un detenuto modello

L'ex militare, originario di Frattamaggiore, da quando nel 2011 è entrato in carcere, è stato in parecchi istituti di pena. Prima ad Ascoli e a Teramo, poi nel penitenziario militare di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.

A seguire, nel 2016, è stato trasferito prima nel carcere di Pavia, infine, in quello di Bollate dove, oltre a studiare, lavora in un call center.

I report redatti dalla direzione dei vari istituti di pena in cui finora è stato, lo descrivono tutti come un detenuto modello. Grazie alla buona condotta e alla partecipazione al programma di rieducazione in carcere, scontata quasi metà della pena, Parolisi può usufruire di permessi premio, di cui ancora non si è avvalso, e sconti di pena previsti dalla legge. Fino a 45 giorni di libertà per ogni anno trascorso in carcere.