Nelle scorse ore un totale di 20 persone sono state sottoposte a misure cautelari (13 ai domiciliari e sette obblighi di dimora) per accesso abusivo a sistema informatico, detenzione abusiva e diffusione di codici di accesso e comunicazioni e diffusione illecita di dati personali oggetto di trattamento su larga scala.

I soggetti coinvolti sono dei dipendenti tim, accusati di aver violato la banca dati del gigante della telefonia, entrando illecitamente in possesso di numerose informazioni personali degli stessi clienti per poter poi rivenderle ai call center.

Intanto l'azienda Tim annuncia: "Ci costituiremo come parte civile nel processo in quanto parte lesa".

Un volume d'affari da decine di migliaia di euro

L'indagine è scattata nel mese di febbraio scorso, in seguito ad una denuncia della società di telefonia Telecom Italia. L'operazione Data Room, guidata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, assieme alla Procura di Roma, ha messo in luce un giro d'affari dal valore di diverse decine di migliaia di euro, ripartiti tra i dipendenti infedeli della società Tim e i gestori dei call center. Il gip di Roma ha emesso 20 misure cautelari, 13 delle quali domiciliari mentre le restante sette con obbligo di firma nel comune di residenza. Dalle indagini sono emerse numerose intercettazioni in cui i lavoratori scorretti discutono del guadagno ottenuto, mettendosi d'accordo sulla ripartizione degli illeciti incassi.

Gli accessi abusivi nei sistemi informatici

Nel mese di febbraio Telecom Italia ha denunciato diversi accessi anomali nei sistemi informatici della Tim, avvenuti a partire dal mese di gennaio del 2019. In seguito a questa denuncia, su delega della Procura di Roma, Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) ha fatto partire l'inchiesta, con la partecipazione di un centinaio di agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

Gli indagati sono accusati di violazione aggravata dei reati di accesso abusivo al sistema informatico, di violazione della legge sulla privacy e di detenzione e diffusione abusiva di codici d'accesso. I soggetti non si limitavano ad agire nel campo della telefonia, ma anche nel settore dell'energia elettrica. Proprio per questo motivo sono attualmente in corso ulteriori approfondimenti da parte della Polizia Postale e delle Comunicazioni.

La prima operazione per la tutela dei dati personali su larga scala

L'operazione Data Room portata avanti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, con la collaborazione del dipartimento di sicurezza aziendale di Telecom Italia, è la prima che si svolge su larga scala. Ci sono voluti un centinaio di specialisti provenienti da varie zone dell'Italia: sono stati coinvolti gli uomini della polizia Postale di Roma, Napoli, Perugia ed Ancona.

I dipendenti "infedeli" rubavano informazioni sensibili dalla banca dati. Successivamente, con l'aiuto dei gestori di diversi call center telefonici, contattavano i potenziali clienti cercando di far cambiare loro gestore, riuscendo a incamerare circa 400 euro per ogni contratto stipulato.

Il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni ha eseguito numerosi pedinamenti e intercettazioni telefoniche per poter incastrare i vari soggetti, analizzando i supporti informatici contenenti i dati sensibili, grazie anche all'aiuto del dipartimento di sicurezza aziendale della società Telecom Italia.

Intanto Tim rende noto di aver "subito proceduto con misure disciplinari nei confronti del personale coinvolto" e annuncia l'intenzione di costituirsi "parte civile nel processo in quanto parte lesa".