Dopo cinque anni di battaglia legale, una coppia di coniugi bresciani ha vinto: l'ospedale dovrà infatti mantenere la figlia 'indesiderata' fino al suoi 25 esimo compleanno. Ciò perché Sara, il nome della bambina, è nata nonostante la mamma si fosse sottoposta a una operazione di sterilizzazione tubarica proprio per non avere altre gravidanze. La storia arriva da Brescia: nel 2011 una coppia, avendo già tre figli, decise di non avere più pargoli. Per avere maggiori garanzie, hanno deciso di affidarsi alle cure dei medici degli 'Spedali Civili'.

Sterilizzazione tubarica, che però non è stata sufficiente a evitare la nascita di Sara, la loro quartogenita.

Alla figlia una somma di 300 euro al mese per 25 anni

I coniugi, oggi di 48 e 50 anni, hanno così deciso di intentare una causa contro l'Ospedale: lo sbaglio, a loro dire, era dei medici e dunque avrebbero dovuto essere loro a occuparsi della crescita e sostentamento di Sara. E il giudice civile del Tribunale di Brescia Elisabetta Arrigoni ha dato loro ragione. La struttura ospedaliera è infatti stata condannata a pagare ai coniugi i danni patrimoniali causati dal "fallimento dell'operazione". Inoltre è stato previsto anche il mantenimento della figlia fino al suo raggiungimento del 25 esimo anno di età per un importo pari a 300 euro mensili.

In totale, la somma è pari a 90 mila. Infine, la mamma ha anche ottenuto un risarcimento di poco più di 1.500 euro per la diastasi dei muscoli della parte addominale.

Il tribunale ha riconosciuto la 'lesione al loro diritto nella scelta di non procreare'

Nella motivazione della sentenza il tribunale ha riconosciuto alla coppia il venir meno del loro diritto di non procreare, e dunque una violazione degli articoli 13 e 2 (ovvero quelli destinati al diritto di procreare responsabile e cosciente) della Costituzione Italiana.

La coppia, infatti, aveva scelto di affidarsi alla medicina proprio perché consapevoli di non riuscire a mantenere gli impegni economici che avrebbero richiesto un altro figlio. La sentenza di Brescia non è la prima di questo tipo per l'Italia: già nel 2011, infatti, una coppia di Tolmezzo (in Friuli Venezia Giulia) aveva intentato una causa simile riuscendo a ottenere la ragione del tribunale.

Questo dell'epoca fu il primo precedente giudiziario di questo tipo per il nostro Paese. L'Ospedale, in fase processuale, si era difeso sostenendo che la mancata riuscita dell'intervento rientrasse nella finestra prevista di fallibilità sempre presente per tipologie di interventi simili. Nessuna obiezione è però arrivata nei confronti delle valutazioni del perito, che ha certificato l'esecuzione tecnica chirurgica dell'intervento come "inadeguata".