Quello dei migranti è un tema su cui lo Stato resta molto impegnato. E lo è ancor di più nell'anno in cui c'è da fare i conti con l'emergenza Coronavirus. In una lunga intervista rilasciata a Il Gazzettino, il prefetto di Venezia Vittorio Zappalorto ha segnalato tutte le criticità. Proprio nella sua zona il centro di accoglienza della Croce Rossa di Jesolo è diventato un focolaio. L'obiettivo resta quello di gestire al meglio le tante persone arrivate in Italia e preservare, allo stesso tempo, la salute pubblica.
Coronavirus: il prefetto di Venezia segnala necessità di uomini
Per far rispettare le procedure servono uomini e mezzi. Il prefetto Zappalorto segnala il caso del suo territorio di competenza. In diversi luoghi ci sono dei migranti in quarantena fiduciaria. "Abbiamo tre strutture da sorvegliare - evidenzia - dobbiamo mettere piantoni a tutte le porte. Ho calcolato che ci vogliono almeno 60 persone, ci vuole personale". Il delegato del governo ha perciò spiegato di aver inviato una lettera a Roma con cui, unitamente al questore, chiede un sensibile incremento di unità di forze dell'ordine.
Coronavirus: spesso i migranti non sanno
Le tensioni esplose impongono la presenza di presidi costanti. "Non possiamo avvertire i sindaci - rivela il prefetto Zappalorto - perché sennò ci troveremmo la gente ad attenderci con i forconi".
Da una parte lo Stato cerca soluzioni per sistemare i migranti, dall'altro i sindaci sono pronti a mettersi di traverso. "Nessuno è disposto a fare un passo in avanti". Secondo il prefetto, il presunto clima ostile sarebbe ormai un fatto conclamato da parte di una popolazione spaventata dalla creazione di possibili focolai.
Tra i problemi rilevati ci sono quelli relativi alla mancanza di conoscenza dei protocolli di sicurezza da parte dei migranti. Questo, naturalmente, si traduce in una certa difficoltà ad attenersi alle norme. "Non sanno - evidenzia il prefetto - cosa sia una pandemia, non comprendono le regole. Si sottraggono ai tamponi".