Il Coronavirus non ha perso la sua potenza e non sta affatto scomparendo. Anzi, il rischio di una nuova esplosione dell’epidemia è molto alto. Ad affermarlo è Stefano Vella, infettivologo che insegna presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, durante la sua partecipazione ad Agorà. Sollecitato da Roberto Vicaretti, conduttore dell’edizione estiva del talk show di Rai 3, Vella dichiara senza mezzi termini che il virus non ha mai smesso di circolare e che, al contrario di quanto affermano diversi suoi colleghi, non ha perso affatto la sua forza infettiva.

Breve biografia di Stefano Vella

Tra le decine di virologi, infettivologi e presunti esperti di pandemie, compresa quella di coronavirus, apparsi sui mass media in questi ultimi mesi, il nome di Stefano Vella risulta forse tra quelli meno conosciuti. Vella, che attualmente ricopre la carica di docente di Salute globale all’Università Cattolica di Roma, può però fregiarsi di diversi titoli e riconoscimenti. Tra i più prestigiosi, la carica di direttore del Centro per la salute globale presso l’Istituto superiore di sanità (Iss), ricoperta fino al 2019. Oppure quella di presidente dell’Agenzia italiana del farmaco dal 2017 al 2018. Ma Vella può vantare anche diverse pubblicazioni dei suoi studi su prestigiose riviste specializzate come The Lancet e Science.

Vella ospite di Agorà: ‘Falso che coronavirus ha smesso di circolare’

“Stabile a me non piace per niente come situazione epidemica”, spiega Stefano Vella durante la puntata di Agorà di lunedì 6 luglio, mostrando con la mano che la curva dell’epidemia di coronavirus non sta più scendendo ma procede in linea retta.

“Quindi la stabilità è un brutto segno e allora certo che ritorna”, aggiunge poi l’infettivologo invitando a non abbassare la guardia. “Purtroppo non ha smesso di circolare ed è falso che sia meno infettivo. È anche falso che sia meno pericoloso”, mette in guardia il professore bacchettando chi tra i suoi colleghi si sarebbe mostrato troppo ottimista sulla prossima scomparsa del coronavirus.

‘Coronavirus non si è indebolito’

“Certo - sottolinea Vella - ci sono meno persone che vanno in ospedale perché ci sono meno casi”. Ma la spiegazione di questo fenomeno si rivela per lui molto semplice e chiara perché “siccome soltanto una piccola frazione ha una malattia più grave, è chiaro che poi diminuisce (la percentuale di persone che si recano in ospedale ndr)”. Ma questo modo di comportarsi del coronavirus “non è un segno che si è indebolito, non ci sono prove scientifiche che dicano che si è indebolito”, conclude l’infettivologo invitando a non abbassare la guardia.