Matteo Bassetti non ci sta al fatto che qualcuno possa averlo definito "negazionista". Lo ha ribadito nel corso di una lunga intervista a Libero. Il direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova ha ribadito ancora una volta quella che è la sua posizione. Quella di uno scienziato e medico impegnato sul campo che oggi non nega l'esistenza e gli effetti del Sars-Cov2, ma che sostiene in maniera diretta che l'emergenza sia passata. Pensiero espresso senza mandarle a dire.

Bassetti odia il termine negazionista

"Insopportabile".

Definisce così il termine "negazionista" che in qualche caso è stato associato anche alla sua figura professionale. "Io sono stato in prima fila in ospedale. Il mio è un ottimismo basato sui dati. Considero masochista l'atteggiamento di chi continua a fare terrorismo psicologico". Bassetti pur sostenendo la sua tesi, mostra grande tolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente, presupponendo questa sua caratteristica su un principio fondante della scienza. "La medicina - puntualizza - è una scienza inesatta che si regge su ipotesi diverse, non su un pensiero imposto". E non le manda a dire nei confronti di chi ha mostrato una linea critica nei suoi confronti: "Basti vedere i loro curricula: gente che finora si era occupata di zanzare, in rianimazione non è mai entrata e che magari ha una produzione scientifica scarsissima".

Coronavirus: la previsione di Bassetti su una seconda ondata... 'psicologica'

Bassetti fonda le sue idee sui dati. Per esempio sostiene che a marzo il 35% dei tamponi fosse positivo, oggi solo lo 0,55%. Oggi il virus rintracciato ha una carica mediamente del 10% rispetto ai giorni peggiori. A questo si aggiunge il fatto che abbiamo sviluppato la capacità di intercettare i contagi, di trattare nel modo giusto i pazienti e la capacità dell'ospite di adattarsi al virus.

"Abbiamo - evidenzia Bassetti - imparato a conviverci". Adesso è presente incertezza rispetto a quello che accadrà in autunno. Lo specialista ritiene che quanto visto a marzo difficilmente si ripeterà, grazie anche alla capacità di intercettare i focolai e tracciare i contatti. "Ciò che temo - ha detto - è l'effetto panico: al primo starnuto c'è il rischio che la gente impazzisca e si riversi in ospedale, non riuscendo a distinguere l'influenza dalla Covid".

Circostanze previste per le quali l'infettivologo auspicherebbe un'informazione realizzata con maggiore chiarezza e un minore allarmismo. Non resta che attendere per capire quello che accadrà nelle prossime settimane, con l'auspicio che il peggio della pandemia sia davvero alle spalle.