Un caso senza precedenti in Italia: una bimba di un anno e cinque mesi, che risultava positiva al Coronavirus, è stata sottoposta a una delicata operazione chirurgica presso l’ospedale pediatrico Meyer di Firenze. La piccola ha infatti dovuto subire un trapianto di cellule staminali, perché affetta da una forma di leucemia mieloide molto pericolosa. La bambina necessitava di un intervento in tempi rapidi, ma i tamponi effettuati su di lei continuavano a indicare una positività al virus. Così, circa un mese fa, l’equipe medica ha scelto di non aspettare ancora e di procedere con il trapianto.

La decisione si è rivelata corretta: dopo qualche settimana di trattamento la piccola paziente ha recuperato molto rapidamente, tanto che è tornata a casa, risultando pure negativa al test sul coronavirus.

La scelta di eseguire il trapianto da parte dell’equipe medica del Mayer

La dottoressa Veronica Tintori, che a Firenze si occupa della sezione trapianti ematopoietici del Centro di Eccellenza di oncologia ed ematologia guidato da Claudio Favre, conferma: “Non c’era altra scelta, così abbiamo deciso di proseguire”. Naturalmente la bimba dovrà continuare il percorso di cure e controlli per verificare l’andamento della malattia: tuttavia il suo rapido recupero dopo l’operazione rappresenta un primo importante traguardo.

Infatti le cellule staminali, donate dal padre, non sono state rigettate, né ci sono state altre complicanze particolari nel mese seguente. Inoltre il buon esito del trapianto dà speranza anche a quei bambini che nei prossimi mesi potrebbero trovarsi nella stessa condizione.

Le cure per la piccola paziente prima del trapianto di cellule staminali

La leucemia è stata diagnosticata alla bimba lo scorso dicembre, quando la piccola aveva solamente nove mesi. All’inizio la paziente è stata sottoposta a diversi cicli di trattamenti chemioterapici, secondo quanto previsto dai protocolli. A marzo, nel bel mezzo della fase iniziale della pandemia, era arrivata la notizia della positività al coronavirus, pur non mostrando la bambina ulteriori particolari complicazioni.

Purtroppo nei mesi successivi, quando ormai era chiara la necessità di un intervento, la bimba è sempre risultata positiva ai tamponi, nonostante si sia cercato di negativizzarla, ricorrendo anche a due trattamenti con il plasma dei malati guariti. Negli scorsi mesi si è capito che non si poteva più attendere per un trapianto, vista la forma aggressiva di leucemia, col rischio che il quadro clinico peggiorasse rapidamente: in mancanza di altri donatori si è scelto di utilizzare le cellule del padre, nonostante la possibile incompatibilità.

L’equipe multidisciplinare scesa in campo per il trapianto

Per affrontare l’emergenza dal Meyer hanno predisposto un’equipe che ha coinvolto tutte le diverse eccellenze dell’ospedale, non solo a livello di medici – con esperti del reparto trapianti, infettivologi, pediatri, immunologi e oncologi – a ma anche con infermieri e personale specializzato.

Non è stato facile proteggere una bimba che doveva subire una terapia così invasiva, in presenza anche di un’infezione virale dal comportamento ancora poco chiaro, come la Covid-19. Inoltre è stato necessario far attenzione a non infettare gli altri pazienti immunodepressi della struttura. L’intervento è stato compiuto lo scorso 19 agosto, in una sala operatoria appositamente allestita. Di solito in condizioni meno gravi, come per esempio nel caso di una brutta influenza, il trapianto viene rinviato in attesa che il paziente guarisca. Come ha spiegato il dottor Favre, la decisione di procedere con l’operazione chirurgica è stata molto sofferta, anche perché mancava un precedente nella letteratura scientifica. Nessuno sapeva come avrebbe reagito la bimba: così, prima di effettuare il trapianto, sono stati ascoltati i pareri di numerosi luminari della materia, in Italia e all’estero.