Bergamo, la città più colpita dalla prima ondata di coronavirus, è scesa in piazza per manifestare contro l'ultimo Dpcm che ha istituito, in tutta la Lombardia, la "zona rossa". Circa 300 persone, tra commercianti ed artigiani, sostenuti dall'estrema destra di Casapound dopo aver presidiato il Comune, nella serata di giovedì 5 novembre, si sono poi spostati sotto l'abitazione del sindaco Giorgio Gori, in Città Alta. Tra di loro anche militanti dell'estrema destra che hanno fomentato il corteo. Tuttavia, come riportano le pagine di cronaca dei quotidiani locali, nonostante qualche tensione, non si sono verificati scontri o incidenti.

La protesta di Bergamo

Venerdì 6 novembre è entrato in vigore il nuovo Dpcm e la Lombardia - come del resto anche il Piemonte, la Calabria e la Valle d'Aosta - sono tornate in lockdown. Le nuove restrizioni imposte dalla "zona rossa" in queste ore hanno sollevato polemiche e proteste. Anche Bergamo, che durante questa emergenza sanitaria ha pagato il prezzo più alto in termini di vita umane, ha voluto contestare il rigido provvedimento.

Secondo quanto ricostruito, tutto sarebbe partito nel primo pomeriggio di ieri quando, tramite social, è iniziato a circolare un volantino che invitava a ritrovarsi alle 21:00 in Piazza Matteotti - di fronte alla sede del Comune di Bergamo - per "protestare pacificamente contro questo assurdo D.p.c.m".

Così, in serata, davanti a Palazzo Frizzoni, uniti dalla volontà di non chiudere e dal timore di perdere tutto, si sono ritrovati commercianti, artigiani, Partite Iva, semplici cittadini e qualche giovane di destra. Poi, tutti insieme, in corteo, si sono diretti verso Città Alta.

Contestato il sindaco Giorgio Gori

Arrivati sotto l'abitazione del sindaco Giorgio Gori, i manifestanti, hanno alzato i toni e scandendo slogan, sventolando striscioni ed accedendo fumogeni, hanno contestato l'operato del primo cittadino bergamasco e la politica del Governo.

Le proteste, comunque, non sono degenerate ed il gruppo, tenuto sotto controllo dalle forze dell'ordine, si è poi disciolto dopo le 23.

"Nessuno ci rappresenta – si è lamentato uno dei presenti – e tra poco rimarremo senza lavoro e saremo alla fame". Poi, duro ha minacciato: "Quando non avremo più un soldo, non saremo più così civili".

Il sindaco, a quanto sembra, non ha parlato con i manifestanti. Tuttavia, questa mattina, sulla sua pagina Facebook ha riportato l'accaduto. "Riconosco il diritto di chiunque a manifestare - ha affermato - e capisco perfettamente la preoccupazione e la disperazione di chi, vivendo della propria attività, teme che le nuove chiusure possano darle il colpo di grazia". "Un sindaco - ha però concluso - non c'entra nulla con la decisione di indicare come zona rossa una certa area territoriale".