In un'intervista a La Voce di Rovigo, il professor Massimo Galli è tornato a parlare della gravità della situazione in Italia legata alla pandemia da Coronavirus. Il direttore del reparto di Malattie Infettive dell'ospedale Sacco di Milano sostiene che la nazione è assediata da un "nemico che non accetta trattative" e che si sta insinuando sempre più pesantemente soprattutto a causa della condotta tenuta da numerosi cittadini.

Le parole di Galli

"Siamo come in guerra, sotto assedio. Le piazze piene di questi giorni mostrano una pericolosa tendenza a trasgredire.

Alcuni sembrano ostinarsi a non voler capire che siamo nel pieno di una guerra contro un nemico, il Covid, che non è disponibile alla trattativa" ha proseguito il professor Galli, stando al quale "la situazione non è grave, ma gravissima".

A finire nel mirino della critica operata da Galli in particolar modo la condotta di diversi cittadini, che differentemente da marzo mostrano una minor propensione a seguire le regole, "basti pensare alla cene organizzate a Milano la sera prima del lockdown" ha chiosato Galli. La "colpa" di tutto ciò sarebbe da ricercare, sempre secondo Galli, nelle decisioni del Governo, che i cittadini faticano a volte recepire: "Non ha senso ad esempio chiudere i negozi presenti nei centri commerciali quando poi la gente si riversa in altre esercizi.

Anche la suddivisione delle Regioni rischia di diventare una questione di lana caprina".

In chiusura il direttore del reparto di Malattie Infettive del Sacco ha ribadito la propria posizione circa l'ipotesi di un lockdown generalizzato, via che proprio stamani il Premier Conte ha sottolineato di non voler percorrere: "L'appello dei medici per un nuovo lockdown nazionale è condivisibile".

Cinque Regioni passano nella fascia arancione

Come noto il Dpcm del 3 novembre ha diviso il territorio italiano in tre differenti zone in base al numero dei contagi da coronavirus e alla velocità di replicazione degli stessi. A partire da oggi mercoledì 11 novembre, Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria hanno però abbandonato la zona gialla per essere inserite nella fascia arancione, quella di 'medio' pericolo.

La provincia autonoma di Bolzano invece, si sta preparando ad entrare in un lockdown rigido. Come riferito all'ANSA dall'assessore locale alla sanità Thomas Widmann, le misure restrittive servono ad evitare il collasso delle strutture ospedaliere.