“Con l’arrivo dell'estate, se in Italia avremo raggiunto una certa percentuale di vaccinati, saremo fuori dall’emergenza o quasi”. Francesco Le Foche, immunologo presso il Policlinico Umberto I di Roma, si dichiara ottimista sull’andamento della pandemia di Coronavirus. In un’intervista al Corriere della Sera, l’esperto sottolinea come la fiducia nella scienza e la constatazione di quanto è avvenuto in passato lo spingano a fare questa previsione incoraggiante. Per spiegare meglio questo concetto, lo studioso ricorda come ci si sia sempre serviti della scienza per risolvere i problemi: a tal riguardo, fa l’esempio di un suo compagno di scuola malato di poliomelite, patologia che oggi non esiste più, grazie a un vaccino.
Le Foche spiega che altri medici, come Gino Strada, che hanno previsto tempi decisamente più lunghi – dai due ai tre anni – si riferivano alla situazione mondiale. Nell’Africa e in altri Paesi in via di sviluppo la vaccinazione sarà più lenta: quindi il virus continuerà a circolare nel mondo. Ma, avendo messo in sicurezza le persone più fragili, sarà molto più facile controllare la malattia.
Per Francesco Le Foche è importante che si accelerino le procedure per la vaccinazione
Secondo il professor Le Foche, perché questa sua previsione sia rispettata, è fondamentale fare presto per il nuovo vaccino. Questa rapidità nel processo di approvazione di un nuovo farmaco, però, non è andata a discapito del rigore scientifico: sono stati accorciati i tempi morti della burocrazia e quelli necessari per trovare i finanziamenti, visto che sono arrivati i fondi pubblici e gli investimenti dei privati.
A proposito dei no vax, l’esperto rivela come non siano per nulla un fenomeno nuovo di cui avere paura: già nell’800 c’era chi si opponeva all’antidoto per il vaiolo, fino a quando Napoleone non lo ha imposto ai suoi soldati. Da allora queste frange ci sono sempre state, anche se in anni recenti hanno ripreso piede, pur rimanendo delle minoranze.
Più importante, per Le Foche, è convincere le persone che hanno dei dubbi, attraverso una forma di comunicazione comprensibile a tutti e che crei empatia.
Per Le Foche è importante il ruolo del personale sanitario
Il professor Le Foche si augura che tutti i medici e gli infermieri accettino di fare il vaccino: il loro esempio sarà importante per convincere chi tentenna e per poter così raggiungere l’immunità di gregge.
Infatti, se una larghissima parte della popolazione si vaccinerà, sarà possibile proteggere chi non lo può fare, come i malati di tumore. Una persona che svolge il mestiere del medico, per Le Foche, deve assolutamente avere questa sensibilità verso gli altri. Del resto, anni fa si moriva di tetano o di pertosse: grazie ai vaccini le patologie che allora erano molto gravi, oggi non fanno più paura. Per lo studioso succederà lo stesso anche con la Covid-19, che “se avesse raggiunto due tacche di mortalità in più, avrebbe distrutto l’umanità”.
Per Le Foche serve la massima prudenza nel periodo natalizio
In Italia la mortalità per Covid-19 è stata tra le più alte al mondo. Per Le Foche le ragioni di numeri così elevati ormai sono chiare: una popolazione particolarmente anziana, un sistema sanitario che col passare degli anni ha preferito i grandi ospedali ai medici sul territorio, i pochi posti letto nelle terapie intensive e lo scarso numero di medici e infermieri, dopo i tagli alla spesa pubblica.
Quindi, per evitare che la situazione peggiori ulteriormente, a Natale servirebbe la massima prudenza. Dunque l’esperto si dice favorevole alle chiusure nei giorni delle feste, purché accompagnati da ristori immediati e significativi: altrimenti si genererebbe nuovamente una certa insofferenza verso le regole da parte di determinate categorie produttive.